mercoledì 20 marzo 2013

LE SAN BLAS


Scacciati come indegni dall' Eden di Hachutupu, cominciammo a vagare tra le isole S. Blas risalendo a nord.
Per quasi un mese Alberto e io vivemmo di acqua piovana, dei pochi viveri che avevamo a bordo e di qualche scatoletta che si riusciva ad acquistare a volte nei rari spaccetti delle isole piu grandi.
Il mese di novembre in quelle zone e' tra i piu piovosi dell' anno. Densi e bassi nuvoloni neri si raccolgono lungo tutta la costa e dopo un primo show a base di tuoni fulmini e saette, scaricano letteralmente secchiate di acqua che viene giu fitta fitta da non vedere a un metro. Il mare in breve diventa un caffelatte denso del limo portato giu dai fiumi in piena. Ma l' acqua e' vita. Il serbatoio del Samadhi, 120 litri, sempre pieno e bucati a volonta'. L' acqua piovana conviene raccoglierla prima in bacinelle aperte, lasciarla decantare per tutti i bruscolini che contiene e quidi versarla ripulita nel serbatoio. A berla non disseta, non ha sapore, ma ci si possono fare te' o tisane piu o meno zuccherate.
Tra le isole piu grandi scegliemmo di sbarcare ad Aligandi'. 4000 anime e quattro chiese : Mormoni, Avventisti, Cattolici ed Evangelisti. Come fanno ? Si dividono il gregge 1000 a ciascuno ? No. I Cattolici sono in minoranza. Concorrenza spietata per chi la racconta meglio. Poveri Kuna. Chi glielo spiega che non esiste nessun dio in cielo che provveda a loro ? Esiste semmai l' ONU. Nel '52 e' intervenuto per sedare una guerra di resistenza tra i Kuna e lo stato di Panama che altrimenti sarebbe finita con l' ennesimo genocidio. Nella piazza principale del villaggio si innalza una statua in bronzo del loro eroe nazionale, di cui non ricordo il nome.
Vagammo poi ancora tra isole grandi e piccole. A seconda di dove portava il vento.
All' isla Tigre, Mamartupu per i Kuna, sbarcammo in cerca di un po di pane. L' isola e' stretta e lunga, densamente popolata, una sola via tra due file di capanne. Pochi alberi. Qualcuno ci condusse dal panettiere del villaggio, un signore anziano seduto su un tronco di palma davanti ad una panca dove si allineavano 12 panini, stretti, appuntiti alle estremita' e lunghi una spanna. Ne comprammo solo quattro, non vuoi mai che andiamo a togliere il pane di bocca a questa gente. Il signore anziano portava una immacolata camicia bianca non stirata. Era nientemeno che il Sahila del villaggio, come dire il sindaco. Fu molto gentile con noi e ci invito' a visitare la bottega del falegname per qualsiasi cosa potesse interessarci dell' artigianato locale.
Un' altra sosta la ricordo sottovento ad una minuscola isoletta di 20 palme, per rifornimento noci di cocco. Ancora su 7 m di fondo tra variopinti coralli (assassino) e mi butto a nuoto verso la riva.
 Tra il fitto delle palme intravedo una capanna e come spunto nella radura antistante, tre piccoli bambini mi scappano spaventati davanti e vanno a rifugiarsi tra le gambe della loro mamma che mi guarda interdetta accennando un angolo di sorriso. Rimaniamo cosi per alcuni secondi in uno strano momento di sospensione del tempo... poi cerco di farle capire che vorrei comperare tre cocchi da bere. Me li taglia seduta stante col machete da una palma bassa. Il marito e' fuori a pescare e dovrebbe tornare a breve. Ok. Lascio momentaneamente i cocchi e in altre due nuotate torno con i soldi, piu un quaderno, matite,candele e caramelle. Il sole feroce del pomeriggio picchia da far vibrare l' aria.
Ma ti racconto quella dell' albero del pane.
Siamo a Nargana', una delle rare isole con acquedotto dalla costa. Sahila o faccendiere locale un certo Federico, un Kuna un po diverso dagli altri, basso e tarchiato, con un grosso testone che contiene una mente affilata come una lama. Si incarica subito di provvedere a qualsiasi cosa ci necessiti. Che vi serve ? Un frutto del albero del pane ? Pronti. In giro tra le capanne, questo albero e' ancora giovane, qui li hanno gia raccolti, ecco, quello grosso lassu', ultimo rimasto. Pero' la signora dell' albero non e' daccordo a cederlo.
 Suo figlio si. Diverbio tra i due. Vince il figlio che ce lo taglia e ce lo mette in mano per mezzo balboa.
 Il diverbio continua e sua madre quasi piange dall' incazzatura e il dispiacere di perdere il suo ultimo frutto. Noi siamo li interdetti e pieni di vergogna con questo coso grosso come un' anguria in mano, finche Federico ci spinge via quasi in malo modo. Ormai il male e' fatto.
Il frutto dell' albero del pane si puo bollire, friggere, grigliare etc. Tolta la buccia sembra proprio mollica di pane, un po umido e con un retrogusto vegetale. Riempie la pancia. Non per niente l' Ammiragliato Britannico aveva dato il via ad una campagna di raccolta di tali piante dalla Polinesia alle Antille appunto per riempire la pancia agli schiavi che qui venivano portati a frotte dall' Africa. Vedi capitano Blight e Bounty di quel periodo.
E Jerica ? Jerica era e probabilmente lo e' ancora, una maestra geneticamente molto abbronzata, rotonda sugli 80 kg, spedita in queste isole a insegnare lo spagnolo ai bimbi Kuna. Insegnava ad Aritupu e il giorno che ancorammo li, tutta la scolaresca stava sul molo in attesa dell' astronave aliena. Lei si fece portare da due ragazzini sul Samadhi e li rimando' indietro. Quindi volle visitare il catamarano in ogni angolo, dopodiche le facemmo un caffe corretto rum. Poi una spaghettata, altre bevute... insomma scese la notte e dalla riva la chiamavano ripetutamente. La cosa si faceva pesante e temendo che gli isolani pensassero che gli avevamo rapito e sequestrato la maestra, la riportammo a riva col gommone.
L' indomani lei si era tirata tutta a malta fina, con tante file di treccine in testa, linda e profumata. Ma ormai gli isolani la tenevano d' occhio. Nada que ver.

In quest' isola abbiamo fatto conoscenza con Cesar, un giovanotto costruttore di cayuki, canoe monossile. Per farne una ci vogliono tre mesi, dal taglio dell' albero, lo scavo interno e un periodo di stagionatura nell' acqua salata.
Jerica poi l' ho reincontrata, ripassando anni dopo con l' Andromeda, nell' isola di Aquadup. Sempre maestra, ancora piu rotonda, sui 100 kg. Venne a trovarci in barca con una squadra di colleghe. Scendendo a visitare lo scafo di sinistra le capito' di incastrarsi nello stretto corridoio degli scalini. Le risate !
 Ma piu rideva pure lei, piu la ciccia traballava e piu si incastrava. Per stapparla ci volle la catena umana delle altre maestre , tirando a tutta forza.

Alri fatti ? Si. Stavamo ancorati col Samadhi tra le isole non so dove. Una signora anziana o vecchietta, con gli indiani Kuna l' eta' anagrafica e' un mistero, veniva a trovarci tutti i giorni con al seguito una bimbetta dai capelli arruffati di circa 3 anni. Scambiavamo cose di vario genere. Tra le altre tenevo in barca la stufetta a petrolio da campo del generale Montgomery (presumo) comperata da un rigattiere di Malta quando dovevamo scaldarci nell' inverno maltese. Bueno. In cambio di molas e altro riuscii a piazzare pure quella ed e' stato come vendere frigoriferi agli esquimesi. Un giorno la vecchia ci propose di comperarle la bimba. E insisteva pure ! Ma come, non era sua figlia o sua nipote ? Non riusciva a mantenerla ? Pensava che avrebbe avuto una vita migliore in mano a due squinternati velisti ? Strani fatti.
Come quelli del Bagoas. Il Bagoas era una brutta barca, grossa e grigia a due alberi condotta da due schifosi olandesi che bazzicavano le isole organizzando festini a bordo con tutti i ragazzini che riuscivano ad acchiappare. Ci sono voluti i velisti occidentali tutti insieme per farli sparire dalla circolazione. Ma secondo me bisognava bruciarli sul posto perche saranno andati a fare danni altrove. Luci e ombre delle S. Blas.
Infine arrivammo a Porvenir, isola Panamegna per le pratiche di ingresso nella Comarca di Kuna Yala, dopo settimane da clandestini.
In questa zona, a nord dell'arcipelago il via vai dei velisti e' piuttosto sostenuto. Qualcuno fa charter, ma i Kuna non vedono la cosa di buon occhio. Non puoi venire a lavorare a casa mia e non darmi niente. Su alcune isole compaiono cartelli di divieto di sbarco.
Ai tempi del Samadhi presso Porvenir i kuna stavano accumulando blocchi di corallo su un vasto basso fondale. Tutto a mano. Ripassando con l' Andromeda tre anni dopo, ecco una nuova isola, verde e con alcune palme gia avviate.
E, ancora un ricordino, fu proprio in quei paraggi che Alberto, pescatore di talento, prese all' amo una notte una grossa cernia e subito dopo due squali uno dei quali dibattendosi furiosamente nel pozzetto mi trancio' con i denti la cima del carrello della randa. Maldido.
Hasta lluego.