mercoledì 29 maggio 2013

VELE E PAGAIE

Perche pagaie ? Partiamo dall' inizio.
Le prime pagaiate le ho tirate che ero ancora minorenne su vecchie canoe in vetroresina noleggiate un tanto all' ora in un micro laghetto derivato dal Passirio a monte di Merano.
Eravamo negli anni ' 60 e le pagaie erano costituite da un' asta in legno con due tavolette inchiodate alle estremita'.  Niente paraspruzzi e niente salvagente, se infilavi la pala di taglio ti rovesciavi e ti arrangiavi a portarti la canoa a riva per vuotarla.
E arriviamo alla fine degli anni ' 70. Gia mi ero convertito alla vela e dal 74 praticavo campeggio nautico per laghi, coste e arcipelaghi con un catamarano di 4 m sul portapacchi dell'auto.
Ma un bel giorno con un amico facemmo l'affare quasi gratuito di divenire proprietari di due pagaie Azzali in legno a pale contrapposte, due paraspruzzi in neoprene e due  ASA Ninfa in vetroresina. Ormai vecchie e acciaccate, piene di toppe, pur avendo visto tempi migliori quando uscirono come ultimo modello per i campi da slalom, per noi costituivano una stimolante novita' per nuove e diverse avventure.
Dapprima furono scampagnate su acqua ferma nei vari laghetti del circondario, poi con altri amigos del Canoa Club Merano mi capito' di fare un paio di discese sulla corrente del Passirio.
 Niente di che: giu dritti, poca acqua, cercando di schivare i sassi, qualche traghetto e le morte neanche sapevo cosa fossero.
Ma fu una prima rivelazione.  Tanto che subito mi cimentai sconsidertamente da solo in un tratto di corrente dopo un cascatella.
Tiravo traghetti da una sponda all' altra, senza casco, entravo in corrente con molta circospezione a valle delle morte e risalivo poi affannosamente vicino alle rive.
 Una volta sbagliai pancia e pluf giu di sotto!  Stappai subito ma appena risalito la corrente mi strappo' via la canoa. Strappo' via anche me e fu una bella tribolazione riuscire poi dopo mezzo chilometro a guadagnare la riva.
Completamente congelato, erano i primi di giugno e stavo in slip e maglietta, mi cacciai in macchina tremando come un compressore e col riscaldamento al massimo.
Ripresi fiato. Un flash !
 La canoa !  Innesta la marcia e via, seguendo dapprima il Passirio e poi L' Adige avanti avanti di paese in paese.
 Finalmente la intravidi nel mezzo della corrente  a meta' fiume tra Merano e Bolzano. In un tratto dove passava abbastanza vicina mi rituffai in acqua e la riportai a riva, Uff !
Sconsiderato. Come quella volta che tornai a fare traghetti col bimbo di tre anni in macchina al quale dissi - se il papa' non torna, chiama qualcuno sulla strada -
O un' altra volta da solo sull' Avisio sotto Molina di Fiemme fino al lago di Stramentizzo, giu dritto, niente morte, sbattendo contro il pilone del ponte e rimanendo a galla per miracolo.
Al mare, in ferie andava meglio. Fu durante il viaggio di nozze in Costa Smeralda che bevendo ettolitri di acqua imparai l' eskimo, sulla base di alcune informazioni di base raccattate qua e la. Alla fine ne facevo diversi uno dietro l' altro ma sempre tirando di destro.
 Al mare era divertente partire in surf sul pendio dell' onda ma se il kayak si traversava erano rotoloni. C' e' stato un caso dove, capovolto in prossimita della spiaggia, mi trovai ad arare il fondo per alcuni metri con la bocca aperta mentre mi si riempiva di sabbia e conchigliette taglienti.
Poi per anni l' ASA Ninfa si e' rivelata un mezzo quanto mai versatile. Ancora oggi sta a poppa del catamarano pronta x ogni evenienza.
Un esempio tra tanti: nel 2003 stavamo col Samadhi a Sao Nicolao, isola dell' arcipelago di Capo Verde. Eravamo in tre, io, Lia navigatrice oceanica di una vita e un certo P.G. uno sfigato tossico che si inanellava i capelli in tante treccioline con sterco di vacca, o altre sostanze, emulando gli Etiopi del Ras Tafari Haile' Selassie' imperatore di Etiopia. Piccola digressione: nei libroni sacri sta scritto che " quando in Africa sorgera' un Imperatore ci sara' la liberazione per tutti i neri del mondo". Ai Giamaicani, schiavi da una vita,non e' parso vero l' avvento di questo imperatore ed e' nato cosi il movimento Rastafariano di liberazione che e' dilagato poi per tutta l' area Caraibica e oltre, a base di musica reggae (Bob Marley), cannoni a go go e tafferugli qua e la.
Bene. Questo P.G. una sera mi chiede il battellino per andare a terra a vedersi un partita in TV... Ci penso un attimo e poi glielo cedo.
Passano le ore. Ai tropici fa buio alle sei.
 Le sette, le otto , le nove, ogni tanto esco nel vento forte di prua a controllare la tenuta delle ancore e aguzzando lo sguardo nel buio. Nada, ancora non torna. Poi verso le dieci mi pare di sentire in lontananza una voce:
- Claaaudioo ! -
Rispondo con un fischio e risento il richiamo - Claaudiooo ! - e mi sembra di vedere qualcosa di bianco gia oltre la massicciata del molo.
Merda ! E' lui e sta nei casini !
Dico a Lia - Riempimi una bottiglia di acqua - In 30 secondi calo il kayak in acqua e via nella notte su onde sempre piu alte.
Lo becco in mare aperto col vento che lo spinge verso l' Antartide.
 Ha ingolfato il motore, ha perso una pagaia e cerca di tenere inutilmente botta con l' altra, piu fumato che mai. Lego la canoa al battellino e arrancando faticosamente controvento con tre pale in movimento continuo, riusciamo fortunosamente a tornare in barca.
Consiglio ai velisti. Non imbarcate tossici. Pericolo. In pieno Atlantico di notte durante il turno del tossico mi sveglio di soprassalto con le vele che sbattono furiosamente nel vento che ulula. Schizzo fuori tutto nudo e il tossico e' li sulla panchetta esterna con sacco a pelo e cuscino immerso in sogni fumosi. Non si era accorto del groppo in arrivo. Ammainate le vele il mio primo impulso e' buttarlo a mare. Poi mi ravvedo, per le rogne dell' inchiesta che seguirebbe e perche poi i parenti vorrebbero sapere che fine ha fatto il loro congiunto.
Quindi il kayak come mezzo di soccorso.
 Altro fatterello: nell' '81stavamo col camper , moglie e figlia di 3 anni, di fronte a una spiaggia dell' isola di Krk, Croazia. Cielo sereno, bagnanti e surfisti. Verso mezzogiorno si alza un vento di terra che si fa via via sempre piu sostenuto. Pattini e surfisti rapidamente rientrano ma vedo che piu in la dove gia si alzano le onde una tipa tutta nuda - era una spiaggia nudisti -alza ripetutamente la vela e il vento gliela ributta giu.
 Saltare sul kayak e partire al soccorso e' stato un tutt' uno ! La raggiungo in breve e le faccio smontare la vela adagiandola sulla tavola con lei distesa sopra. Ma provate a rimorchiare un peso del genere con un kayak di 15 kg contro vento e onde ! L' avanzamento e' minimo. Passa un motoscafo di olandesi; li chiamo con un paio di fischi e agitando la pagaia. Caricano la tipa e io proseguo con la tavola dietro come bottino. Poi a riva trovo moglie e figlia con le lacrime agli occhi, il pranzo ormai freddo in pentola, disperate perche' ero scomparso all' orizzonte nell' immenso mare. Si rincuorano solo quando poco dopo arriva la tipa con i suoi amici e una cassa di birre.
Un bel ricordo e' ancora il raid sul Livenza. Partiti in due dalla risorgiva di Sacile , dopo alcune rapide, e' seguita una lunga pagaiata di due giorni e un pernottamento in tenda fino a Caorle dove il mio socio andava a trovare la morosa.
E veniamo ai giorni nostri.
Nel 2009 al secondo giro del mondo con l' Andromeda, capita in barca in Nuova Caledonia, Elena.

Acquatica vagabonda e canoista DOC del CCBO.
Successivamente e recentemente torna in barca con l' amica Alessia, altra canoista esperta, pure lei CCBO.
Questa passa la voce e mi spedisce in barca Roberta del Canoa Club Trento.
Allora e' un destino !
 Riprendo pure io, ma con tutti i crismi del caso.
Corso invernale in piscina, studio su libri e pubblicazioni e altro mini corso sul campetto del Canoa Club Merano.
 I crismi del caso. Devo capire una cosa: sara' rincoglionimento senile o la saggezza della vecchiaia ?
Al momento ho in attivo una discesa di secondo grado, 7 km, sull' Isonzo in Slovenia. Due bagni.
Una discesa di terzo, 10 km, al raduno sull' Enza. Tre bagni.
Non mi butto su un quarto perche sarebbero quattro bagni e forse di piu o peggio.
Quindi, altra discesa al raduno sul Limentra, dirottato sul Reno causa piena. Niente bagni.
Inoltre alcune giornate di esercizi in loco sul Reno e sul Panaro, sempre seguito da due Angeli del Cielo di nome Elena e Alessia.

A questo punto ho maturato la seconda rivelazione.
Pennellare, come si dice, un torrente e' un' ARTE.
Si impara gradualmente ( per i prox 40 anni), dove piu che i tecnicismi bisogna "sentire " l' acqua circostante e adeguarsi in modo naturale e istintivo, come i salmoni, ai vari flussi e ritorni della corrente.
Dove bisogna decidere rapidamente mentre il fiume ti porta, evitando sifoni e altri pericoli, seguire la tua linea ideale e acchiappare senza errori tutte le morte del caso. Giocare con padronanza con buchi, riccioli, vortici e scivoli.
 Bellissimo !

venerdì 3 maggio 2013

CABO VERDE


Mi chiedono spesso: ..ma in questi 12 anni in giro per il mondo quale e' stato il posto piu bello, quello che ti e' piaciuto di piu ?
E' una domanda che mi fa cadere le braccia.
 Non si gira il mondo su un mezzo antico e lento come una barca a vela solo per andare in posti da cartolina. Per questo basta un volo aereo, che costa anche meno, verso Bora Bora, Bahamas, Maldive dove ti ficcano in un resort o villaggio turistico tutto compreso e ti puliscono anche il culetto.
La barca a vela consente invece esplorazioni capillari del mondo di questa epoca, che e' gia diverso da quello di 15 anni fa, vedi resoconti di altri navigatori, e sara' ancora piu diverso tra altri 15 anni.
Nel 2003 scendevamo con il Samadhi dalle Canarie verso le isole di Capo Verde.
A bordo avevamo due colombi di nome Rob&Angy. Tubando tra di loro lui le diceva -  vedrai a Capo Verde; la vegetazione tropicale, la brezza dell' Aliseo, i frutti succosi ed esotici a portata di mano, l' allegria della gente..-  Io stavo zitto.
Approdammo a Palmeira, capoluogo dell' isola di Sal, l' isola del sale.
Niente verde. Quattro acacie e palme rinsecchite su un suolo rosso arido e sabbioso in gran perte proveniente dal Sahara.
Scendiamo col battellino e alcune tanichette per fare acqua e un nugolo di poveracci locali molto abbronzati si spintonano tra di loro offrendosi di portarci le tanichette in cambio di qualche monetina. Ne diamo una a testa a quattro di loro e andiamo all' unica fontana pubblica del paese.
Qui staziona una fila interminabile di donne , ragazzini e bambini ognuno munito di secchi pentole e quanto altro.
 Ma noi siamo i Bianchi coi Soldi, rara opportunita' , e i nostri quattro si dirigono direttamente alla fonte cacciando in malo modo chi gia teneva sotto il secchio. Esterefatti, vorremmo sprofondare !
L' arcipelago delle isole di Capo Verde e' stato una colonia Portoghese. Due secoli fa, uno scalo dove raccogliere gli schiavi da portare nelle Americhe. Sicche' ora la popolazione e' composta da un misto di varie etnie africane a maggioranza Gambia e Senegal, che sta poche miglia a est.
Nel 1975 il portogallo ha concesso l' indipendenza, senza tanti ripensamenti, e mancando cosi un minimo di supporto economico i capoverdiani si sono trovati ad arrangiarsi con poco o niente.
Contributi europei sono stati stanziati per fornire le isole di energia eolica ma pare che in assenza di tecnici e una buona gestione, funziona un generatore su quattro. L' importante era far partire il progetto, smistare un po di mazzette, montare le torri e le pale e chi s' e' visto s' e' visto. Come da noi in terronia.
Il verde di Capo verde lo si puo trovare sulle alture.
Ad una certa quota dove si raccoglie l' umidita' dell' oceano e' possibile organizzare coltivazioni di vario genere e qui la flora e' veramente tropicale. Pure la fauna.
Durante un giro in pullmino nell' isola di Sao Nicolau attraversavamo la via principale dei paesini sotto una fitta rete di ragnatele punteggiata qua e la da grossi ragni che si stagliavano netti contro il cielo. Ragnatele tese da un lato all' altro della strada sfruttando le regnatele di cavi telefonici, illuminazione e TV degli umani. Una bella simbiosi : noi forniamo i supporti e voi ci eliminate gli insetti fastidiosi.
A sud di Palmeira emergeva in lontananza la forma precisa di un vecchio cono vulcanico. Il monte Leste.
 A me e Walter, compagno di arrampicate alpine e collega CNSAS, maturo' subito il prurito di salire fino al cratere. Borraccia d' acqua, corda , scarponi e via.

Cammina cammina, stava a 5-6 km, si vedevano presso la base del cono due puntini in movimento.
Cammina cammina, in questa pietrosa landa desolata calcinata dal sole feroce, i due puntini parevano persone.
E infatti ecco due giovanotti tutti impolverati, sui 20 anni, col cappuccio della felpa calcato in testa.
 Ognuno con un mazza in mano, cercavano le bombe sferiche di basalto e porfido scagliate intorno a suo tempo dal vulcano. A colpi di mazza le riducevano in tanti pezzi delle dimensioni di un sampietrino che venivano ammucchiati qua e la finche un pick up non fosse venuto a raccoglierli. Per farne cosa ?
I selciati spaccagomme in salita che gia avevo visto a Palmeira. Duro lavoro. Non voglio sapere quanti escudos ne ricavavano.
 Il vero lavoro, dicevano i contadini cinesi del prima e dopo Mao, e' il lavoro fisico. Tanto che chi sapeva usare il pallotoliere e veniva temporaneamente distaccato per organizzare le squadre di lavoro, ne riportava un notevole sollievo.
 Quindi, quando un politico di casa vostra abbassando il finestrino dell' auto blu vi dira', vado a lavorare, fategli una grassa risata. Poi sputategli in un occhio.
Di ritorno dalla scalata vediamo arrivare una nuvola di polvere. Poco dopo dalla nuvola ne emerge il pullmino che la produce. Si ferma e ne scendono una dozzina di turisti italiani. Stanno in un villaggio turistico dove tutto e' costruito ad hoc, non manca nulla, basta pagare, ma tutto e' falso e artificiale.
Scendono e ciabattano in giro con le infradito sulle pietre taglienti e roventi di questo suolo lunare, lo sguardo perso e perplesso del...ma dove siamo capitati ?!          
  Capo Verde ?