lunedì 10 novembre 2014

EPILOGO DI UNA CALDA ESTATE

Un 'estate veramente calda, con cieli sempre azzurri e luminosi, mentre scendevamo isola dopo isola a sud della Dalmazia,  passando poi a visitare l' arcipelago delle Jonie, costeggiando il Peloponneso fino a Cytera dove nacque Afrodite e concludendo infine a Creta, l' isola piu grande della Grecia, visitata solo in parte e  dove ore riposa Andromeda fino alla prossima stagione.
 Praticamente eravamo in fuga dal maltempo che imperversava pervicace su gran parte dell' Italia. A onor del vero qualcosina all' inizio del viaggio ci siamo beccati pure noi: una tromba d'aria o un tornado nel cuore della notte che urlando furioso ci ha spostati di un centinaio di metri trascinando sul fondo come una saponetta il grosso blocco di cemento al quale eravamo ormeggiati. A Ilovik, presso Lussino. Poi a parte qualche mezza giornata di nuvole e pioggia, il sole ha sempre seguito il suo percorso su cieli quanto mai limpidi e tersi.
Un felice periodo di vacanza per tutti gli amici che si sono avvicendati. Tra i piu assidui posso citare Margherita, Fabione, Stefano,Gianluca, Caterina, Roberta, Iliana, Carletto, la mia famiglia al completo, Maurizio, Manuela e l' immancabile Elena.

Ci sarebbe molto da raccontare di tante vicende occorse in questo lungo periodo, basta rifarsi alla memoria e su quanto riportato sul diario di bordo ma allora dovrei aprire un altro blog o pensare ad un libro. Piu semplice  raccontare tutto a voce qualora ci trovassimo in una tranquilla baietta o tra poco in un rifugio alpino qui sulle Alpi davanti a una stufa con una caraffa di brulè in mano.
Intanto propongo di leggere le " Spigolature Cretesi" di Elena, secondo ufficiale di bordo di Andromeda l' Acquatica vagabonda, che trovate qui di fianco sulla destra.
Oppure le vivide  impressioni di Manuela che riporto integralmente qui di seguito.
ciao


  Fuga dalla terra ferma.
Quest’anno niente ferie, me ne stavo quasi convincendo … tutto non si può!
Invece sì, volere è potere. Dal 8 al 18 settembre del corrente anno 2014, così nel giro di tre giorni , per delle strane bizzarre curiose  coincidenze  mi sono imbarcata sul catamarano Andromeda!
 Neppure il tempo di capire e già stavo sperimentando l’instabilità della passerella di una barca che mi permetteva di abbandonare per dieci giorni la terra ferma, sinonimo per me di quotidianità. In quel preciso istante ho capito che da Andromeda per dieci giorni sarei scesa meno possibile, mi sarei immersa in quell’esperienza coinvolgendo anima e corpo. Avrei colto tutto quanto di bello mi regalava quel piccolo viaggio e avrei ignorato tutto il resto. Così è stato.
Il giorno successivo, dopo aver fornito di cibo e gasolio l’imbarcazione, nell’uscire dal porto cretese di Irakleio, un’emozione infinita! Era la prima volta che “levavo” l’ancora dal mare, (dalla terra ferma ogni tanto lo faccio se opportuno!) . Vedo liberare e scorrere la randa lungo l’albero, le corde diventano cime e il fiocco si srotola … Claudio il nostro capitano un tutt’uno con il suo catamarano svolge le manovre coadiuvato da Maurizio.
 In mare aperto verso l’isola di Dhia ho capito poi che a poppa o a prua, sopravento o sottovento, si vive in coperta, li è il posto magico del catamarano rete o pozzetto, dritta o sinistra non importa, ma sopra. L’orizzonte non ti stanca mai anche se quel giorno il cielo era coperto e nuvoloso.
A Dhia il mio primo tuffo o meglio la mia “calata” in acqua; so nuotare un po’! Trovata la modalità più consona alle mie capacita è stato stupendo, stratosferico scoprire che con le pinne  “galleggiavo”. Tornata sul catamarano, in relax sulla mia rete, vedo Claudio che prende la rincorsa e si tuffa a piombo; non capisco, lo vedo sbracciare verso la barca a vela che sta ormeggiata un bel po’ più in la! Una di quelle barche a vela imponenti, monoscafo da noleggio con a bordo un gruppo di turisti e due giovani aitanti  skipper. Da un bel po’ il Capitano Claudio li aveva notati, cercavano di disincagliare l’ancora a 7/8 m. di profondità ma i  loro giovani polmoncini  non reggevano il tempo necessario per riuscirci. Claudio , con una sola  immersione scendendo lungo la catena, disincaglia l' ancora  e  sbracciando torna su Andromeda!  La grande barca a vela, finalmente “liberata”, indietreggia a motore verso di noi e i giovani skipper, grati e complimentandosi con Claudio,  ci lanciano a bordo una bottiglia di raki, la grappa dei Cretesi. Comincio a capire che il catamarano  Andromeda e il suo Capitano  hanno tanto da raccontare in fatti di  esperienze di vita e di mare.
Abbiamo dormito in rada in una bella insenatura naturale. In poche ore avevo “lasciato tutto” l’inutile con cui ci riempiamo ogni giorno la vita. Questa volta mi son scordata pure di parenti amici e figlia!
Dall’isola di Dhia passando per capo Akrotiri abbiamo dato fondo poi in una calma baietta di fronte al villaggio di pescatori di Stavros.
Il giorno dopo in 30 miglia circa, con un vento che poco ci aiuta arriviamo a Rethimnon e ancora il mattino successivo  un venticello lieve  ha incoraggiato Claudio a raggiungere il “ paradiso terreste “ di Balos".
Abbiamo dormito a Balos in rada, una notte ancorati nell’insenatura sotto la fortezza Veneziana e le altre due verso la laguna. E qui ci dovete arrivare per comprendere. Dopo le ore 16 i turisti che arrivano da mare e da terra tornano ai loro luoghi, noi no siamo già li! Andateci e state li!
 Quella sera coricata  sulla mia  rete ho tenuto d’occhio l' andamento di un temporale dai lampi pazzeschi che squarciavano il cielo e che infine  si è allontanato. La coperta di stelle che mi avvolgeva era indescrivibile e  il dondolio del catamarano mi ha cullato tutta la notte.
 Tutto ha fatto si che quel luogo diventasse magico, unico. Capita raramente una "costellazione" simile: essere predisposti ad accogliere nel profondo dell’anima le emozioni che ci può trasmettere un luogo e  ciò che lo circonda.
Ritornati a Chania,  uno struscio infinito percorrendo in lungo e in largo ogni vicoletto che si irradia da e verso il porto, con varie  interruzioni in una graziosa pasticceria scoperta casualmente.
Un Grazie ai miei due compagni di viaggio se pure cosi diversi; due poli opposti direi. Grazie.
Manuela

sabato 11 ottobre 2014

ALIENI


Sentite un po questo fatto.  Sono le dieci di sera e stiamo ancorati in una tranquilla baietta dell’ isola DIA a una decina di miglia a nord di Iraklion- Creta.
Lo riporto dal diario di bordo.
10-10-2014
Siamo in dinette io, mio fratello Aldo e Iliana e ci guardiamo alcune foto al computer.  Elena è fuori a guardare le stelle.  Improvvisamente lancia un grido !
-          Claudio, Claudio, vieni a vedere !  -
Oh cavolo, che sarà mai ?!  Esco e la trovo in piedi a prua che mi indica una vaga luce bianca baluginare a intermittenza sotto la superficie dell’ acqua poco lontano sulla sinistra.
-          Claudio, che cosa è ? –
-          Mah, è una medusa, se ne trovano a volte che lanciano segnali luminosi ma piu che altro ai tropici. –
Aldo conferma.  Vediamo se si muove… Ma pare che rimanga sempre allo stesso posto.  E’ la barca che si muove brandeggiando a destra e a sinistra tesa sulla catena dell’ ancora. 
 Inoltre l’ intermittenza della luce segue una scansione fissa, un lampo ogni mezzo secondo.
Partono le piu strane congetture.
-          E’ un faro che da qualche parte riflette la luce fin qui. –
-          E’ un aereo che passa sopra le nuvole con i suoi lampeggianti. –
-          E’ un’astronave aliena atterrata qui sotto acqua che trasmette con altre in orbita. –
-          E’ un animale marino di origine sconosciuta. –
Porto fuori la fionda e il sacchettino dei sassi.  Se è un animale vediamo se si sposta.  Se sono alieni vediamo se rispondono al fuoco. Ne lancio una decina.  Si sentono i sassi che cadono nell’acqua al buio piu o meno in quel tratto ma la luce continua imperterrita a lampeggiare ogni mezzo secondo.
Le rispondo allora lampeggiando con un faro nella sua stessa lingua come nel film incontri ravvicinati del terzo tipo… Nada.
Decisione:  andiamo col battellino a vedere da vicino.  Aldo si mantiene a pagaiate sulla verticale della luce che pare stia sul fondo,  Elena illumina con un grosso faro la superficie dell’ acqua e io vi tuffo la testa guardando sotto con la maschera.  La luce pare posata sul fondo, a circa cinque metri e vista così è una luce blu.
Decisione:  Elena si spoglia infila la maschera e scende in profondità.
Attimi di suspance….e riemerge con un aggeggino cilindrico delle dimensioni di un dito mignolo, per metà trasparente con un led all’ interno che continua a lanciare i suoi lampi.
Lo portiamo in barca.  Non si vedono interruttori.  Solo dal fondo di plastica emergono appena due spuntoncini di filo metallico.  
Capito !  Lo laviamo con acqua dolce, lo asciughiamo bene nella zona dei fili e la luce si spegne.  Si riaccende al contatto dell’acqua di mare che fa da interruttore tra un filo e l’ altro.
E’ un sistema di segnalazione che sta sui giubbetti di salvataggio in caso di caduta in acqua col buio.
Ok.  Lo abbiamo messo fuori sul tetto dentro un vasetto di vetro con un po d’acqua come luce di ancoraggio.
Vago senso di rammarico. No astronave, no mostro marino ma una banalissima lucetta elettronica prodotta dagli umani.
Elena però è contenta .  Si è fatta il desiderato bagno di notte.  Ad ogni bracciata si accendevano miriadi di lucine del plancton . In cielo, la luna piena.

Il mare è in amore.

sabato 30 agosto 2014

SQUALI


Stavamo ancorati presso una pass all’ interno dell’ atollo di Makemo nell’arcipelago delle Tuamotu.
Si doveva trascorrere lì una notte e uscire poi all’ alba con la corrente a favore.
Il fondo era di sabbia, sugli otto metri, ma punteggiato qua e la da pinnacoli di corallo che si innalzavano verso la luce come colonne di una chiesa e alti fino a cinque metri.
Sicche’ la catena, in seguito ai movimenti del catamarano spinto da vento e correnti, si era aggrovigliata a tal punto tra i pinnacoli che all’alba per spedare l’ancora avrei dovuto tribolare parecchio.
Decisi cosi’ di districarla e raccoglierla sul fondo in una zona di sabbia libera.
Tra un’immersione e l’altra in apnea fu una fatica non da poco.
Poi fu la volta dell’ancora. Questa pero’ si era incuneata profondamente sotto un cespo corallino e non c’era verso di alarla dall’alto della barca.
Di nuovo dovetti scendere a otto metri per disincagliarla a mano. Senonche’ gli strattoni e i raschiamenti sul corallo attirarono l’attenzione di due pattugliatori della barriera corallina.
Erano due squali grigi, lunghi quanto me e mi venivano incontro come due gendarmi con fare dinoccolato e vagamente incuriosito.
Si dice che incontrando uno squalo nel suo elemento invece di agitarsi e scappare conviene andargli addosso emettendo bolle d’aria.
Cosi’ feci . Infatti i due squali, chiaramente sconcertati, si girarono e lentamente si allontanarono. Lentamente, con fare indifferente, quasi fischiettando con le mani in tasca, se regge questo paragone.  In fondo erano loro i signori e padroni dell’atollo, loro erano i predatori dai quali tutti dovevano guardarsi !
Tornai su a respirare.  Poi giu di nuovo a disincagliare un altro po di ancora.  E rieccoli di nuovo che venivano verso di me.  Io ancora verso di loro emettendo bolle d’ aria.  Su a respirare.
Giu ancora per la terza volta, cric croc, strappando le marre dell’ancora da sotto il corallo e ancora i due pescicani !  Ma questa volta molto nervosi, rapide virate a scatti, le schiene inarcate, l’occhio giallo assassino.
Pericolo ! Piano piano risalii lungo la catena tenendoli d’occhio mentre mi giravano attorno e appena in superficie, hop, schizzai a bordo con un guizzo da ranocchio !
Da sopra recuperai l’ancora ormai disincagliata e la lasciai appoggiata sulla sabbia.  Naturalmente un ancoraggio del genere con la catena tutta ammucchiata là sotto non dava il minimo affidamento ma avevo in serbo l’opzione B . Lì nei pressi un grosso e alto pinnacolo presentava una feritoia sulla sommità, come la cruna di un ago. Qui feci passare una grossa cima legata ad anello e a questo con altra cima ormeggiai la barca.
Tres bien.
E’ stato poco prima dell’alba.  Mi svegliai di soprassalto.  C’ era vento e il catamarano ballava parecchio ma sopra tutto sentivo le onde sulla barriera troppo vicine !  Schizzai fuori :  eravamo a pochi metri dal reef !
La catena era tesa ma l’ancora stava arando.  Subito recuperai la cima attestata all’anello sul pinnacolo. Recupera, recupera, mi veniva a bordo troppo leggera ed ecco che mi ritrovo a bordo anche l’anello !
Che diavolo era successo ? Che il buco nel corallo era solo una scanalatura ostruita da morbide spugne e madrepore varie da dove l’anello era uscito facilmente.
Ormai le onde rombavano sul reef e la schiuma sommergeva a tratti le poppe.  Concitatamente abbassai in acqua il fuoribordo.  Partì al terzo strappo, come a Colui piacque !
Uscimmo dalla pass a motore, in favore di corrente verso l’oceano sconfinato.
Era l’anno 2005. Il primo Giro col Samadhi.

Io e Lia.

giovedì 19 giugno 2014

STAGIONE 2014

Primavera 2014. Andromeda è tornata in acqua.
Andromeda è il mio campo mobile, la mia casetta al mare ma sempre in movimento.
Salvo imprevisti , quest' anno rivisiteremo le 1200 isole della Dalmazia , Polinesia dell'  Adriatico, le Jonie, il Peloponneso, le Cicladi, il Dodecanneso e forse la Turchia.
Forse , perche con Erdogan al potere una parte della popolazione mormora, si radune nelle piazze e pianta casini tali che deve intervenire l' esercito con idranti, lacrimogeni e anche kalasnikov.
Del resto Erdogan confida nel grosso del popolo turco, per il 90% di confessione islamica, che lo sostiene in modo convinto al limite del sacrificio pur di non finire preda del Satana degli occidentali infedeli.
Ora, cari lettori che mi leggete, devo farvi una rivelazione :
Non esiste Allah !
E neanche il Dio dei cristiani. Neppure il Dio degli eserciti degli Ebrei dal quale il Dio dei cristiani e Allah traggono origine.
Non esiste Giove Pluvio, Athena, Visnu, Osiride, Ra, Astarte, Aton, Huitzilopochtli e il Grande Manitou.
Direte, la scoperta dell'acqua calda, La Palisse, mandovai...
Eppure su sette miliardi e mezzo di umani, per una buona parte queste Entità siderali esistono eccome !
Sono Entità portate sul palmo della mano, cercate, pregate, adorate. Ma nonostante tutta questa adorazione e sottomissione tali umani non vengono gratificati dal Paradiso in Terra, anzi, disgrazie di ogni genere piovono loro addosso : inondazioni, terremoti, tsunami, incidenti, malattie, pestilenze, guerre, eccidi famigliari e via discorrendo.
Il tutto per meritarsi poi un Paradiso nell' aldilà et in aeternum. Bel sistema da masochisti.  E' come quello che si compera le scarpe strette e cammina tutto il giorno soffrendo atrocemente per la gioia e il sollievo di toglierle alla sera .
Strana genìa gli umani. Pare che abbiano bisogno anche nell’ età adulta di un padre celeste che li prenda a calci e li indirizzi nella vita come facevano i loro padri naturali da piccoli.

Ma poi il Paradiso in eterno !  In eterno cantare le lodi del Signore insieme ad angeli e cherubini.
 In eterno ingozzarsi di latte e miele alle Fontane Celesti , niente vino, birra, un goccio di Pampero, e avere a disposizione settanta vergini. All' anno ? Al mese ? al giorno ?   Mah..dure sono le vergini, sai quanti impacchi di camomilla sul glande ?
In eterno galoppare nelle verdi prateria di Manitou a caccia del bisonte.
- Che si fa oggi ?- Caccia al bisonte ! - Ale !
L' indomani. Che si fa..? Caccia al bisonte ! Il mese prossimo ? Caccia al...aridaje ! In eterno.

Gente, venite su Andromeda. Ci facciamo riciclare in diretta da uno squalo e stop !