domenica 20 novembre 2016

ANGELI E MARINAI

Come il Profeta portato in volo dall' Angelo sulla Citta' Santa, l' otto aprile di quest'anno 2016 tornai in volo a Volos accompagnato dall' Angelo Custode mio personale.
 Per l' occasione si era materializzato, caso raro tra gli umani, in Angelo B. di Milano. Rimase con me navigando attraverso le isole della Grecia fino a Cefalonia e fu sempre un valido aiuto, specie in cantiere a Volos quando , nel suo abito bianco, passo' l' antivegetativa nera su tutti e due gli scafi.

Dopo il varo di Andromeda, con un robusto vento in poppa coprimmo in giornata 50 miglia fino alle Termopili, quasi un pellegrinaggio dovuto all' eroismo di Leonida e i suoi trecento Spartani.


Scendemmo quinde a tappe successive tra l' Attica e l'Eubea visitando paesini e baiette e passando poi di notte sotto il ponte girevole di Calchida. Quasi sempre nelle soste stavamo all' ancora. Pochi i porti, per quanto cosi fuori stagione i prezzi fossero molto contenuti.
A Porto Rafti ci raggiunse mio figlio Andrea e proseguimmo verso Capo Sunion a rendere omaggio al tempio di Poseidone sulla collina. Piu avanti a Vuliagmeni si imbarco' con noi la signora B. Subito resto' abbagliata dall' Angelo e per giorni sfodero' tutte le sue arti femminili per tentare un avvicinamento che fosse il piu vicino possibile. Niente da fare. La signora B. era esasperata. Mi diceva – ho bussato alla sua cabina e ci credi che ci sono voluti tre minuti prima che mi rispondesse ?! Poi apro la porta e lo vedo la in fondo appiattito alla parete con gli occhi spalancati ! Volevo solo un libro...-
Eh, si sa. Gli angeli sono creature asessuate. Pero', pero'... devo dire che quando stavamo in cantiere a Volos, durante un giro in moto sul Pelion, la montagna dei centauri, Angelo aggancio' una ragazza del posto di nome Marianna. Giovane e carina, sui 16, 17 anni, ci facemmo un caffe' e una chiaccherata. Da quel giorno tra lei e l' Angelo nacque una fitta corrispondenza telefonica. La signora B. soffriva e si lamentava: - pero' a me non me le dici tutte quelle paroline dolci ! -
E avanti. Altre isole e altri ancoraggi con escursioni agli antichi templi come a Egina, a Epidauro insomma una vacanza, per quanto riguarda me, all' insegna dell' archeologia.
Quidi Corinto. Per la terza volta il passaggio sempre suggestivo dello Stretto.

 Corinto e il tempio di Apollo dove San Paolo teneva i suoi comizi. Itea e il suo grande porto gratuito. La visita all' Oracolo di Delfi che si vedeva in lontananza arrocato sulle pendici della montagna. Io pero rimasi in barca. Gia visto in un giro precedente. Ma poi, andare a sentire i vaticinii della Pizia ! Una tizia seduta su un tripode posto sopra una fenditura della roccia da dove escono strani vapori .. E lei con i bulbi oculari arrovesciati all' insu' che sproloquia frasi incomprensibili. Non ci credo neanche un po !
Via verso Antikira tranquillo paesino incassato in un fiordo. Poi Trizonia l' isola carinissima con altro porto gratuito. Infine, le isole Jonie.
A Cefalonia via tutti. Rimango con Andrea ma subito si imbarca una famigliola di cinque persone. Vengono per la seconda volta ma sono negati alla navigazione. Dopo di loro ritorna Roberta kayak Trento. Ritorna Margherita con Renzo e Lucia,.. ops Renzo e Luisa. Isole e isolette. Zacinto Itaca Antipaxos Paxos. A Corfu incrocio Rodolfo col suo nuovo Ovni in alluminio, e la sua gentile consorte. Rivanghiamo ricordi del nostro primo giro del mondo ai tempi del Samadhi.
Verso nord. Altre isole molto particolari come Otoni e Merlera. La costa Pugliese con mille anfratti nella roccia calcarea. La riscoperta del Gargano. Termoli e le feste estive. Una rievocazione storica in costume con tanto di mangiatore di fuoco e odalische danzanti.
Lenta risalita dell' Adriatico tra un temporale e una canicola. Altri amigos che si aggiungono. Walter, Francesco di Siena, Gianni e Lia. Da Porto Garibaldi altro Gianni e Pia di Piacenza che scoprono le pene del mal di mare.
Miglio dopo miglio Andromeda imbocca l' ingresso della laguna di Grado e Lignano. Ultimi ancoraggi tra le briccole e infine due fasce di un travel lift la imbragano da sotto, la sollevano e la posano delicatamente tra le barche in secca di un altro cantiere.

Lavori in corso.

mercoledì 9 marzo 2016

IVAN IL TERRIBILE

Come si sta alle Antille nella stagione degli uragani ?
Bene. L’ Aliseo cala mediamente sui 15 nodi. Si veleggia soft tra un’ isola e l’altra, l’aria è più calda e più umida tanto da provocare un piacevole stato di abbiocco continuo.
Ma quando arriva un Uragano sono cazzamar…ops, volatili per diabetici !
Nell’ agosto del 2004 il Samadhi stava in rada a S. George’s nell’ isola di Grenada con Marco e io abbioccati sopra. Marco spingeva per andare a vedere le cascate, io invece, già da troppo tempo in quest' isola spingevo per salpare verso le Testigos. Anche perché dall’altra parte dell’Atlantico verso l’arcipelago di Capo Verde si stava formando un uragano troppo vicino all’equatore.
 Uragano denominato Ivan.
Salpammo per Testigos. Isolette tropicali, semideserte, una bella spiaggia di sabbia fina e un cartello che indicava “ Bar Ristorante Erotica”.
 Ivan intanto cresceva. Ci portammo allora più a ovest a Porlamar nell’ isla Margherita e qui ritrovammo diversi amigos velisti che seguivano la stessa rotta.
 Ivan aumentava di potenza e rimaneva ancora troppo a sud.
Ci portammo ancora più a ovest a Playa Caldera nell’ isla Tortuga ancorando di sera al buio su 3,6 metri sulla scia luminosa di un grosso monoscafo a cinque ordini di crocette talmente fornite di lampadine da sembrare un albero di Natale.
Il giorno seguente scrivevo sul diario : in kayak tra le barche. Due francesi confermano che Ivan avanza rimanendo a sud in modo preoccupante. Radio Venezuela dice 8 gradi e 50 primi a nord dell’ equatore. Stato di preallarme per la costa orientale. Bomberos all’ erta !
Ci portammo a Cajo Herradura a ovest, in fondo all’isola. Ivan ormai era passato a classe cinque, il massimo e stava investendo Grenada.  Scrivevo il 7-9 alle quattro di mattina : si salpa per Marina di Carenero sulla costa venezuelana con l’ augurio di arrivare in tempo !
Qui giunti a fine giornata riprendevo ascrivere : ore 19,30. Pessime notizie. Ivan il Terribile è passato su Grenada. Disastri  nella baia di S. George’s. Un catamarano di 45 piedi scodellato e capovolto come una tortilla ! Barche ammucchiate in secca ! Giuseppe Sili di Red Angelina, barca in ferro di 14 metri, scaraventata sulla strada di fronte al supermarket Foodland, dopo che 60 metri di catena si sono sgranati con violenza dal barbotin ! Persa l’ ancora. Perso il fuoribordo. Perso il morale. Nessuna notizia di Paolo Nomade, Renato, Gino. Noi qui incrociamo le dita e ci trastulliamo nelle parti basse secondo noti rituali scaramantici !
Mi raccontava poi Giuseppe di essere rimasto nove giorni a difendere col machete la sua barca dagli assalti della popolazione che andava a depredare il Foodland. Popolazione uscita di senno, data la situazione apocalittica dove il 90 % delle abitazioni erano state rase al suolo e tutti si aggiravano allucinati in cerca di alimenti ma soprattutto di acqua potabile. Alla fine c’è voluto l’esercito, venuto da fuori, per riportare un po di ordine piazzando addirittura nidi di mitragliatrice e imponendo il coprifuoco !
Notare una cosa : supponendo che Ivan, come tutti i suoi fratelli uragani sarebbe salito a nord, tante barche dalla Martinica e isole vicine furono portate al sicuro a Grenada.
 Bueno. Nel cantiere di Prikley Bay tutti i monoscafi sugli invasi furono scaraventati con effetto domino uno sull’ altro ! Un groviglio di vetroresina e alberi divelti.
Da noi al Carenero il cielo divenne nero come la pece e scaricò mezzo oceano di acqua mista a grandine. Facemmo finalmente il pieno del serbatoio e tutti i bucati del caso. Due giorni dopo, tutto tranquillo. Il mare, un olio.
 Salpammo per le isole Los Roques. Qui ci raccontarono che Ivan era passato 60 miglia a nord. Che il cielo era nero come l’ inchiostro solcato da fulmini e saette nel frastuono parossistico di un vento impossibile ! Le noci di cocco volavano in orizzontale ! Fuori dalla barriera corallina correvano velocissime alla luce dei lampi onde gigantesche ! Parte delle barche si sono salvate cacciandosi tra le mangrovie, allacciate con ragnatele di cime a creare un sistema elastico per contrastare la furia delle raffiche. Lungo le coste delle isole dell’ arcipelago il mare sconvolto aveva ammucchiato folte siepi di rami corallini.
Poi Ivan risalì verso la Jamaica producendo enormi danni pure lì e si spense infine nel Golfo del Messico mentre tutte le popolazioni sulle coste si aspettavano il peggio. Come sappiamo il peggio arrivò tempo dopo con l’ uragano Katrina.
Ivan & Katrina. Bella coppia |

domenica 10 gennaio 2016

SALOMONE

. - Gatto ! Gatto ! – esclamò all’ improvviso il cacciatore ! –
E tese il braccio indicando un gattino sul tornante del vialetto che stava annusando alcuni piattini lasciati dalle gattare di Barcellona tra i cespugli.
Salomone, giovane labrador maschio di circa un anno, dal pelo color whiskey, subito drizzò le orecchie, puntò il muso in quella direzione e partì come una freccia !
Il gatto si infilò tra felci e bassi cespugli con rapidi scatti a zig zag per far perdere le tracce ma Salomone ne sentiva l’ odore e non mollava.
Il cacciatore poteva seguirlo dal tramestìo che si sentiva nel sottobosco e dall’ ondeggiare dei cespugli mossi dal cane nella sua concitata ricerca. Poi silenzio..
Salomone cominciò ad abbaiare. Lui lo raggiunse, ricoprendosi di spine, alla base di un albero. Il cane puntava il muso in su verso una biforcazione di rami dove il gatto, la schiena inarcata e il pelo dritto, soffiava spaventato.
Allora il cacciatore si arrampicò a sua volta. Il gatto si portò su una biforcazione piu in alto. E lui dietro. Poi il gatto si spostò su un ramo laterale ma qui, vedendosi perso mentre il nemico continuava ad avanzare, spiccò un salto nel vuoto a zampe larghe come uno scoiattolo volante e dopo un volo di sette metri, via di nuovo tra le felci con il cane freneticamente dietro !
Fino all’ albero successivo.
La sera, tornati in barca , Salomone gli si accocolò vicino, appoggiò il testone sulle sue gambe e gli lanciò uno sguardo di eterno amore.
La barca, un monoscafo di 13 metri, ed il cane erano dell’ amico Marco, conosciuto per caso nel porto di Canet e Roussillon in Francia, quando stava svernando con un catamarano Crowther 39 insieme a Claudio Lia e Walter nell’ anno 2003.
Marco doveva assentarsi per un mesetto e gli chiese se poteva tenergli Salomone traslocando nella sua barca che stava al Real Club Maritimo di Barcellona.
 Ok. Solidarietà marinara.
Ma tenere un cane in barca è un impegno non indifferente. Doveva portarlo fuori quattro o cinque volte al giorno, dal mattino presto alla sera tardi col buio. Salomone era giovane e esuberante, il mondo era ancora tutto da scoprire, tirava il guizaglio come un cane da slitta e lo faceva correre fino a spolmonarsi.
Lo abituò subito a girare libero ma tornando veloce ai suoi richiami.
 In breve, giravano nel traffico di Barcellona liberi e giocondi alla faccia dei regolamenti. Salomone aveva afferrato subito il concetto : ai semafori si fermava come tutti gli altri passanti, aspettava il verde e attraversava sulle zebre. Poi poteva seguire a piacimento gli odori lungo i marciapiedi e marcare qua e la il suo territorio.
Quasi ogni giorno lo portava sulla collina del Montjuic a caccia di gatti per fargli smaltire un po di energie e lui gliene era immensamente grato.
 Sulla collina c’ erano delle fontane e vasche di acqua piuttosto profonda, ma Salomone, da bravo labrador ci si tuffava spensieratamente dentro tanto che poi non riusciva a uscirne a causa dei bordi troppo alti. Lui lo doveva salvare ogni volta tirandolo per il collare.
 La caccia ai gatti per il giovane cane era un bel gioco e quando riusciva a bloccarne uno tra le zampe non lo mordeva, ma come fanno i gatti coi topi, lo lasciava per poi riprenderlo. Si divertiva un mondo.
Certamente tutto questo per i gatti era un brutto trauma, ma così si ripristinavano i ruoli immutabili della Natura. Cani e gatti. Lupi e felini.
Da sempre, come predatori si sono contesi le risorse alimentari dei territori nei quali convivevano .
 Anche gli umani guarda caso predatori per eccellenza, ancora oggi si contendono le risorse energetiche del sottosuolo e del resto del pianeta sgozzandosi e bombardandosi vicendevolmente e allegramente.
Salomone coi gatti ci giocava. Un giorno ne adocchiò uno seduto su un muretto del Forte in cima alla collina. Come al solito partì al galoppo ma ad un metro dal muretto si fermò di colpo, sconcertato ! 
Il gatto era un grosso maschio guercio da un occhio e con un’ orecchio sbrindellato.
 Non mosse un pelo. Lanciò al cane dall’unico occhio sano un’occhiata di sommo disprezzo e quando Salomone cominciò ad abbaiare , come dire “ allora muoviti, corri che giochiamo “, gli girò la schiena e se ne andò lungo il muretto per i fatti suoi.
Infine Marco tornò alla sua barca.
Navigando lungo il sud della Spagna si ritrovarono tempo dopo dalle parti di Ibiza alle Baleari.
Salomone al cacciatore fece grandi feste.
 Marco invece gli disse che gli aveva rovinato il cane: andava a nascondersi quando vedeva spuntare il guinzaglio e ogni volta che scorgeva un gatto partiva a razzo con strattoni così violenti che Marco una volta era finito lungo disteso sull asfalto della strada.
  Povera bestia !