martedì 16 maggio 2017

VANUATU

Si chiamavano Nuove Ebridi ed erano gestite in condominio dalla Francia e dalla Gran Bretagna in virtù della “scoperta” di queste isole da parte di Bouganville con la Perouse e di James Cook con la Resolution.
Nel 1980 in seguito a un movimento indipendentista promosso, pare, da proprietari terrieri occidentali e da isolani autoctoni, divennero autonome e adottarono il nuovo nome di Vanuatu.
Approdammo nel sud dell' arcipelago a Tanna, l' isola del vulcano Yasur sempre attivo come Stromboli e demmo fondo nella splendida rada di Resolution bay dopo alcuni giorni di navigazione dalle Fiji.

 Eravamo in cinque. Io Lia Luciano Jeanphilippe e Renzo.
 Mentre ce ne stavamo incantati a rimirare la rigogliosa vegetazione tropicale tutto attorno e il pennacchio di fumo del vulcano, ecco si avvicina pagaiando su un proa un giovane melanesiano seminudo nero e lucido come una roccia lavica. I capelli ricci e folti, intricati e duri dove ci si potrebbe infilare una tibia di traverso senza che cada. Si avvicinava su questo bellissimo proa costruito a regola d' arte, canoa monossila, tronco scavato con bilancere laterale, il tutto unito e legato saldamente con fibre vegetali come ai vecchi tempi. No chiodi. Niente viti o metalli.

Caspita, pensavamo, guarda un po che l' azienda di turismo di Tanna ci invia questa bella sorpresa del folclore locale !
No ! Da come si capì in breve, avuta l' indipendenza i melanesiani delle Vanuatu sono tornati a vivere come i loro antenati. Non piu foraggiati e amministrati da quei brutti e cattivi colonialisti di prima, hanno ripreso a campare di noci di cocco e a ricostruirsi i natanti come ai bei tempi andati. Le strade senza piu asfalto, sterrate e con le buche, scuole e ospedali che arrancano in qualche modo. Intanto i caporioni che tanto avevano sbraitato per l' indipendenza, se ne stanno a Port Vila, la capitale, nelle loro ville di lusso con piscina alla faccia del popolo bue !
Bene. Il giovanotto viene sottobordo e ci propone una escursione al cratere del vulcano. Ok per il giorno dopo. Al momento devo espletare le formalità di ingresso, cosa che si rivela assurda e inutilmente complicata. Ci sono tre uffici da visitare, il Custom, l' Immigrazione e la Sanità. Stanno tutti dall'altra parte dell' isola e volutamente distanti uno dall' altro per cui bisogna noleggiare un pick up con autista e perdere una giornata intera oltre agli oboli da versare ad ogni ufficio.
Si fa. Poi ci si gode finalmente questo angolo di paradiso in terra . Passeggiate nella jungla fresca e ombrosa. Tuffi nei frangenti che si scagliano sulle spiagge di fronte all' oceano. Visite e piccoli commerci tra le capanne degli isolani. Escursione al vulcano Yasur che si protrae fino a sera inoltrata per ammirare al buio il fuoco dei lapilli eruttati incessantemente dal fondo del pentolone ribollente tra boati vampate e sbruffi di fumo nero. Mi dicono che due anni fa una turista è stata colpita e c'è rimasta secca . Occhio !
Giornate di relax tropicale. Poi si cambia isola. Si va a Erromango dove non ci va mai nessuno. Ricordi di cannibalismo.
Dal diario di bordo :” 24-9-2008 ore 13. Diamo fondo a Port Narvin dove aveva ancorato anche James Cook e dove gli isolani si erano mangiato uno dei suoi ufficiali. Carenza di proteine. Ancoraggio alquanto ballerino di fronte a una spiaggia nera dietro la quale si vede un villaggio. Due adulti vengono a farci visita con la piroga. Ore 22. Vento forte. Posata al buio una seconda ancora. Rischiamo di finire sulla spiaggia dove alti frangenti rombano minacciosi. Dormo in dinette con un occhio solo.”
Il giorno seguente lo sbarco con il gommone sulla ripida spiaggia di sassi si rivela alquanto problematico. In fila sulla spiaggia ci aspetta una delegazione di isolani e come di prammatica andiamo a consegnare una pianta di Kava, droga locale, con tutte le radici nelle mani del capovillaggio.

 Kava delle lontane Fiji, roba esotica quindi molto apprezzata. Tanto che poi ci fanno l' onore di aprire un container, che sarebbe il supermercato del villaggio, dove compriamo qualcosa del poco che c' è.
Un' altra giornata di navigazione e arriviamo all' isola di Efate dove diamo fondo tra le tante barche nella rada di Port Vila. Una graziosa cittadina che si rivela subito gradevole e accattivante. L' impronta è marcatamente francese, tutto pare funzioni senza intoppi e qui passiamo un bel periodo tra escursioni all' interno, attorno all' isola e ancoraggi qua e la dove ci vengono indicati i posti piu interessanti. Diario:
30-9...con Renzo ho aderito al programma del giro dell' isola in pullmino. Interessante il percorso tra il verde esuberante delle foreste tropicali punteggiate qua e la da enormi piante di Baniano dalle radici pendule cresciute come colonne di una cattedrale. Visto finalmente l' albero di Sandalo. Misura media , tronco bianco a latifoglia. Molte le piantagioni di cocco gestite fino agli anni 80 dai francesi. Il percorso prevede diverse soste tra cui una risalita in canoa di un fiume fino a una radura dove si organizzano finti attacchi di cannibali armati di lance e clave. Roba per turisti deficienti. Tutto finisce con finte danze e finta musica ma l' aperitivo a base di cocco pesce e yam è autentico e saporito. Pure il pranzo al buffet a base di carne, pollo ?, e vari misteriosi contorni . “


Infine il tempo stringe. Dobbiamo ripartire finche soffia l' Aliseo. Per le Vanuatu del nord, un' altra volta.
 Cavoli, bisognerebbe campare almeno tre vite. Una è troppo poco. Vi pare ?