lunedì 3 dicembre 2018

ATOLLI. TAHITI


Siamo seri. Riepiloghiamo:
La Terra prosegue nella sua storia da 4 miliardi di anni.
 Da un antico caos iniziale, nella situazione attuale vive una fase dove diverse gigantesche placche della crosta terrestre scivolano le une sulle altre ,in un continuo divenire, su una massa di materiale piu fluido che sta sotto. Scivolano, stridono, premono provocando tremori e dove le pressioni di contatto tra una placca e l' altra si fa insostenibile, la roccia fonde e fuoriesce in superficie con paurose esplosioni !
Dappertutto. Anche dai fondali oceanici. Sfrigolando e friggendo tra enormi vampate di fumo e vapori bollenti, parte della roccia fusa si accumula fino ad emergere dalla superficie del mare e si innalza in uno spettacolare vulcano!
Finita la furia il vulcano collassa in quella che è definita la sua camera magmatica. A volte collassa solo in parte lasciando emergere una porzione del materiale effusivo piu o meno al centro di una circonferenza di rocce gia in via di raffreddamento. Se anche queste rocce tendono poi a inabissarsi, il cerchio si mantiene comunque sulla superficie del mare in virtù del corallo che vi cresce incessantemente sopra.
E' nato un Atollo !
Un' isola circondata da una laguna racchiusa tutto attorno da una barriera di roccia calcarea continuamente lavorata dalle onde . Questo fenomeno di eruzioni cutanee della crosta terrestre è presente in tutti i mari e oceani del pianeta e, se prendete un mappamondo, si vede che la malattia è stata piuttosto intensa nella zona tropicale della Polinesia francese.
Tahiti, BoraBora e altre isole ne sono un classico esempio.
La prima volta che con Lia, navigatrice oceanica, arrivammo a Tahiti fu con il Samadhi. Catamarano da corsa, abitabile solo negli scafi. Ponte libero in listelli di legno. Unico motore un fuoribordo da 25 HP. Albero ruotante a profilo alare e fiocco autovirante. Bompresso e gennaker. Timoni a barra in presa diretta. L' autopilota agganciato ad una barra teneva anche le burrasche. Si chiamava Jock.
Il giorno dell'arrivo scrivevo:
2-5-2005 ore 7. Notte di cacca (era la mia espressione di allora ). Ma se scorri il diario di bordo, le notti di cacca sono una costante tanto da essere nella normalità delle cose. Va bene, ora lo sappiamo e ne terremo conto: iscrizione alla Bocciofila !
Poi si leggono ora per ora frasi di questo genere – mare mosso. continuiamo solo fiocco. forse vento cala. se cala su la randa ! È calato. su la randa ma dopo aver rifissato una stecca fuoriuscita dalla sua vagina e liberato la drizza arintorcinata sulle crocette.
E finalmente alle 23,00..grande chiarore della città di Papeete sulla linea dell' orizzonte a prua. E il lampo del faro di Punta Venus che racchiude la baia di Matavai.
5,30. Aspettando a secco di vele che faccia chiaro. Intanto faccio ripartire il motore che stava cagionevole per l' umidità.
 8,00. In banchina prua-poppa in pieno centro a Papeete.
16,30. A me Papeete va a genio. Caro impestato ( un caffè e un pompelmo 7 euro ) ma tutto molto ordinato, bello , funzionale. Molto svizzero, per essere franco-polinesiano !
 Anche la temperatura è un po piu gradevole ,specie verso sera quando rinfresca alquanto.
 Alle Marchesi il caldo era caldo per ventiquattro ore ma lì eravamo a ridosso dell'equatore a 9 gradi sud. Qui siamo scesi a 17 sud, motivo per cui Tahiti è il posto di vacanza per eccellenza tra i granosi del pianeta che qui arrivano con ogni mezzo, dalle grandi navi da crociera alle decine di voli giornalieri.
Poi, ultimi, ci siamo noi : i peones che girano il mondo spinti ”a gratis” dal vento.
Intanto stare in banchina ci costa l' equivalente di 20 euro al giorno. Amen.
Papeete è una città multietnica a maggioranza francese, polinesiana e cinese. Ma i polinesiani di qui sembrano un po piu svegli dei loro connazionali degli atolli, i quali hanno una strana aria rilassata e spenta.
Qui giunti dunque , con Lia e navigatori come Rodolfo del Freccia, Nicoletta e altri, ci demmo alle esplorazioni via terra, che sono il motivo per cui uso la barca a vela come mezzo di spostamento da un continente all' altro.

Esplorazioni a piedi, in bici, in canoa, in autostop. L' autostop a Tahiti viene facile: in pochi minuti di attesa c'è sempre un pick-up che ti fa salire sul cassone aperto posteriore o in cabina dove seguono poi interessanti chiacchierate. Tra queste si finisce fatalmente a parlare di politica. Pare che anche a Tahiti ci sia un movimento indipendentista. La voglia di staccarsi dalla Francia si fa sempre piu forte tra il popolo bue che ha eletto malauguratamente un presidente di questo avviso. Tres bien. Così dopo un primo periodo di malgoverno finiranno tutti in miseria come quelli dei Caraibi abbandonati dagli inglesi o quelli delle Nuove Ebridi che hanno ripreso a mangiare noci di cocco in tutte le salse per non morire di fame. Bravi merli !
Visitammo diverse località dell' isola come l' antico paesino di Tautira alla fine di una strada sulla costa nord di Tahiti Iti. Definito da R.L.Stevenson “ la Valle dell' Eden”. Non si puo che dargli ragione. Il posticino è incantevole, molto Polinesia old time e la gente pure, a giudicare da come cantavano ispirati nella vecchia chiesa cattolica.
E poi Tehaupoo dove si svolgono campionati di surf su onde gigantesche.
Il museo Gauguin presso Taravao dove l' artista francese si dice cercasse nuove atmosfere, nuovi colori...Secondo me cercava la gnocca !
14 luglio , festa della Bastiglia. Per i tahitiani è diventata una festa dell' indipendenza (futura, forse). Ma io vado a farmi una camminata in montagna. Dopo un paio di chilometri attraverso la città e la sua periferia, imbocco a lato di una valletta una stradina sterrata chiusa da una catena, tipo strada forestale. A pochi metri una croce. Si sarà schiantato qualcuno ? Piu avanti un ' altra croce.. e un' altra ancora. Una Via Crucis ! Alla nona stazione un bivio. Lascio le croci e proseguo sull' altra. Avanti e avanti sotto palmizi e alberi frondosi mentre salendo l' aria rinfresca, arrivo ad una casetta. Nessuno in giro. Solo una gallina e una gatto col suo micino. Proseguo su un sentierino appena accennato interrotto di continuo da tronchi caduti di traverso e arrivo dopo una mezzoretta ad una sorgente protetta da alcune lamiere. Sono ormai lontano, fuori dal mondo e proseguo ancora oltre su per la montagna nel fitto del bosco.
Improvvisamente compare un cane ! Ci guardiamo per qualche secondo in silenzio. Tipo Rottweiler, pelo lucido, aspetto sano, ci deve essere il padrone nei paraggi.. E infatti un tipo sulla quarantina è seduto sotto un mango a prendere il fresco. “ Bonjour”. “ Bonjour”. Quattro frasi smozzicate in francese, quando questo mi chiede in perfetto italiano di dove sono ! Rimango a bocca aperta !
Nino M. italiano emigrato anni fa a Sydney e ora in vacanza in Polinesia.
Italiani nel mondo.
Ragazzi, abbiamo passato quasi due mesi a Tahiti con due puntate alla vicina Moorea. Un periodo fitto di avvenimenti e scoperte. Dovrei riportare passo passo il diario di bordo o lanciarmi in meticolose descrizioni ma chi legge non ne puo riportare le stesse impressioni, rivivere atmosfere e risentire odori e profumi.
Bisogna esserci stati !
Tanto che anni dopo ci sono ritornato con Andromeda, catamarano piu comodo, quattro cabine doppie ognuna con bagno e doccia e due singole, due motori diesel eccetera eccetera. Per un periodo ancora piu lungo attraverso gli ancoraggi in laguna delle isole della Società.
Et bien. Bisognerebbe ritornarci. Ancora una volta. Si accettano adesioni. Merci.



martedì 27 novembre 2018

RAROIA


Nell' Aprile del 1947 una zattera in tronchi di legno di balsa partiva da Callao in Perù in rotta ovest nell' oceano sconfinato.
Dopo una impegnativa navigazione di cento e un giorni, spinta da venti e correnti, finiva sulla barriera corallina dell' atollo di Raroia.
 La famosa spedizione del Kon Tiki, dell' archeologo Thor Heyerdahl tesa a dimostrare come anche antiche popolazioni sudamericane avessero potuto, sulla base di chiari reperti, colonizzare diverse isole dell' Oceania.
Già durante il primo giro col Samadhi non potevo mancare un dovuto pellegrinaggio all' atollo di Raroia.
Ci arrivammo, io e il nostromo Lia, in tre giorni, partendo da Ua Pou nelle Marchesi. Ma dato che eravamo partiti il venerdì 17, la traversata fu piuttosto scombussolata in un crescendo che riporto testualmente.
20-6-2005. Ore 2 di notte. Sud-Est forza 6. Riduco il fiocco ad un triangolino. 40 miglia a Raroia. Sarà dura contro le onde nella notte .
Ore 10. Notte di cacca e mattinata fetente causa burraschetta forza 7 che ci fa scadere parecchio sottovento. Tre mani di terzaroli. Massacro del Samadhi sulle onde. Sentito Rodolfo del Freccia sul 68 che mi da informazioni sulla pass.
15,30. Dopo aver faticosamente guadagnato i ridossi dei vari motu di Raroia, rimaniamo a bordeggiare davanti alla pass di Garue in attesa del cambio di marea.
 Poi dando tutto gas e con l' aiuto del fiocco riusciamo lentamente a vincere la forza del vento che soffia libero dall' oceano sull' atollo fatto solo di reef e gruppi di palme. Finalmente, con l' aiuto di Rodolfo, diamo fondo a tre ancore in un gruppo di cinque monoscafi.
In faccia all' Oceano. Nessun ridosso se non i bassifondi della laguna oltre la quale all' orizzonte si chiude con le scogliere semiaffioranti dove atterrò il Kok Tiki.

19,30. Salta l' invito a cena da Rodo causa tempaccio da burrasca. La sua Nicoletta ci assicura che terrà il vino bianco e il crem caramel in fresca per domani. Se saremo ancora interi.
21-6. Ore 10. Abbiamo avuto c.. fortuna. Con le raffiche che hanno soffiato questa notte le ancore hanno arato per qualche metro fino a fermarsi ad un pelo del reef a poppa! Recuperata un po di cima e di catena ma bisogna andare sotto a vedere come sono piantate.
21,10. Erano piantate bene nella sabbia. Le ancore. Ma la cima dell' ammiragliato girava attorno a una guglia di corallo alta quattro metri dal fondo ed era tutta consumata dallo sfregamento, resistendo con l' ultimo trefolo !
L' ho sostituita e ho aggiunto un altra cima attorno alla guglia sfruttandola come corpo morto.
 Mi dispiace per i coralli vivi che saranno lesionati dalla nuova cima ma , mors tua vita mea.
Scendere a terra con il tender è un 'impresa. Ogni volta è una lavata. Ancor piu portando a terra le due batterie al piombo di Raul del Mendrugo,(skipper conosciuto a Panama) scambiate poi con un isolano per due serbatoi da benzina. Nell' isola di nome Garumoava c' è un piccolo villaggio sotto una selva di palme da cocco con tanto di chiesa , scuola, spaccio e telefono. Abitanti 50. A ovest è in costruzione una pista di aereoporto. Paga la Francia. Chiudiamo la serata a cena con Rodo e Nicoletta sul Freccia.
22-6- Ore 10. Rodo e Nico a colazione da noi. Sempre vento teso da est, dove l' oceano si stende per 4000 miglia fino al sudamerica,
17,30. Incredibile. Il vento è calato progressivamente dopo mezzogiorno fino a 5 nodi da nord-est e tutto l' interno di Raroia è un grande lago calmo. Passeggiata tra i coralli frantumati dalle onde sulla spiaggia, lato esterno. Raccogliamo alcune grosse valve di ostrica perlifera per farne un servizio di piattini. Etnici.
 Oggi sembra proprio di stare in una “cartolina di un atollo del Pacifico.” Sono sceso a controllare le tre linee di ancoraggio e a salutare una tridacna che vive sulla cuspide della guglia sommersa. Ma di un alieno come me non si fida e si chiude già quando mi avvicino a due metri. Rodo e Nico si sono spostati con Freccia a 10 miglia, dall' altra parte di Raroia con un francese strambo che si è proposto come guida. Ci sentiremo per radio.

23-6. 11,30. Svegliati all' alba, data la calma persistente del vento, si decide di salpare e uscire dall' atollo. - Senza problemi – ci assicura un americano ormeggiato di fianco. E così andiamo a rischio di spaccare tutto perche transitiamo sulla pass, apparentemente tranquilla, nel momento di deflusso della marea. Transitiamo a 8 nodi senza possibilità di fermarci, per finire fatalmente nel micidiale ribollente minestrone della corrente che si scontra con l' onda oceanica. Sbatacchiamento tremendo del Samadhi e del nostromo aggrappato alla base dell' albero, si spegne il motore, salta il blocco del boma. Fuori il fiocco e finalmente grazie a qualche santo, la corrente stessa ci spinge al largo. Ci mettiamo in rotta per Makemo ( vedi capitolo “squali”) randa e fiocco, di bolina , vento scarso 5 nodi da nord-ovest.
18,40. 16 gradi 13,5' nord . 143 gradi 10' ovest. A nord di Taenga, nel buio della notte nuvolosa e senza luna. Si intravedono vaghe ombre di motu con palmeti. Se davanti a questi e alle nostre prue si prolungano barriere di reef lo sapremo dal rumore dei frangenti o dal rumore degli scafi quando raschieranno sulle rocce !

Calma, fermi. Non è successo niente. Arrivammo regolarmente a Makemo di cui su richiesta scriverò un altro post.
 Su Raroia posso aggiungere che facemmo conoscenza per la prima volta delle famose perle nere che poi trovammo in allevamento e commercio in tutta la Polinesia francese. Carissime e protette piu dell' oro. Gli isolani del posto ce le proponevano sottovoce negli angolini bui tirandole fuori di soppiatto e contrattando come marocchini.
Questo atollo avrebbe meritato una visita piu lunga ma dovevamo essere a Tahiti per la festa della repubblica, francese, quella che ricorda la presa della Bastiglia il 14 luglio.
 Tempo contato quindi e le Tuamotu che ci chiamavano, come le sirene di Ulisse.

lunedì 29 ottobre 2018

2018. STOP AND GO !


Era il 13 giugno e faceva molto caldo, quando una famigliola di Neozelandesi, in quelle lontane isole australi misero in vendita la loro casa, presero un volo per Roma, un treno per San Giorgio di Nogaro e con armi e bagagli si installarono a vivere su Andromeda !
Papà, mamma, un bimbo di dieci anni e due gemelli di otto. Gente decisa !

Come i navigatori francesi che della vela ne hanno fatto uno sport nazionale oltre che un modo di vivere. Spesso in modo drastico: venduta la casa investono il ricavato in una belle e comoda barca e se ne vanno in giro per il globo , tanto ritrovano la loro Francia attraverso tre oceani dalla Martinica alla Polinesia francese, Nouvelle Caledonie, Reunion , Maurizius e Gibuti.

Improvvisamente rimasi senza Andromeda !
Per dodici anni era stata la mia casa galleggiante e da un oceano all' altro eravamo invecchiati insieme facendo fronte agli acciacchi del tempo che sempre piu rendevano gravosa questa vita sul mare. Ancora piu sulla barca si andavano accumulando lavori urgenti e inderogabili riguardo alla sicurezza della navigazione. Ora ci penserà il giovanotto nuovo skipper.
Quando mi si chiede, ma in fondo ti dispiace questo distacco ?
Si. Ma se c'è una parte del cuore che sanguina, c'è l'altra che la prende a calci !
Transeat. Venduto Andromeda.
Ora si chiama Paikea, dal nome di un personaggio della mitologia Maori. Al momento in cui scrivo si trova in navigazione in Spagna verso Nueva Cartagena dopo un' estate in Croazia, Grecia, Sardegna, Corsica e Francia.
E io ? Sempre mare comunque. Su barche di amigos mi sono rifatto l'Adriatico dall' Istria a Corfù. Poi da Preveza a Brindisi dove ho dovuto abbandonare la compagnia per portare un' altra barca da Lussino a Sistiana.

Infine sono seguite un paio di regate nel golfo di Trieste col gran finale della Barcolana.
Ora mi do alla montagna. I nodi su cime e corde son sempre gli stessi.


domenica 4 marzo 2018

SAMOA


Era il primo maggio del 2008. Scrivevo sul diario:
“ Primo maggio, festa del lavoro. Ma dove ? Non qui dove ho macinato chilometri da un ufficio all'altro per sbrigare interminabili pratiche di ingresso in queste isole !
I Samoani non sono avidi come in altri posti , ma buoni e gentili come educande. Portano il lavalava, un gonnellino da signorine in collegio , però hanno una particolare e marcata considerazione di se stessi.
Esempio: tutte le popolazioni dell' Oceania provengono dalle Filippine, dalla Melanesia, da ogni dove.
I Samoani vengono dalle Samoa !
Oppure: tutte le spiagge sono di proprietà di una famiglia o di qualcuno . Se vuoi stenderti a prendere il sole o fare il bagnetto in mare devi prima chiedere il permesso. Ma non c'è l' abitudine della mancia anzi questa è considerata offensiva, giustamente dico io, non degna di un uomo libero.
 Come dire – Vuoi darmi dieci Tala ?( moneta samoana) Tieni povero cristo, te ne do io venti perche ne ho piu di te e quindi sono meglio di te ! -
Allora abbassi le orecchie e stai zitto , perchè in questo atteggiamento ce n'è abbastanza che il Samoano ti schiacci il cranio con la sua manona e ti faccia la festa cotto nel forno di terra e servito ai suoi ospiti !"
I Samoani sono tra i migliori giocatori di rugby al mondo ! Sono anche determinati nelle loro funzioni. Infatti tre funzionari vennero in barca con due cani Dobermann a controllare in ogni dove che non ci fossero droghe o chissà cos' altro. Poi si capì che volevano solo farsi il caffettino corretto rum e quattro chiacchiere con gli alieni del catamarano.
Eravamo approdati ad Apia nell' isola di Opolu, una tranquilla cittadina in stile coloniale, ferma ai tempi di Robert L. Stevenson, quello dell' Isola del Tesoro, per intenderci.
La sua vita fu molto piu avventurosa dei suoi avventurosi romanzi. Venne pure lui qui alle Samoa, con una barca a vela dell' epoca e tutta la famiglia a bordo, per cercare sollievo da una sua cronica malattia polmonare che si trascinava dall' adolescenza in quel di Edimburgo nella lontana Scozia. I Samoani presero a chiamarlo Tusitala, il raccontatore di storie.
Naturalmente non mancammo di recarci subito in pellegrinaggio alla sua casa e poi per impervi sentieri nella esagerata vegetazione tropicale sù al monte Vaea dove riposa con la moglie Fanny in un sarcofago di cemento.

Ad Apia visitammo il museo della Polinesia. Qui si riscontra nelle vecchie foto in bianco e nero che i Samoani non erano obesi, anzi tutti ben piantati, magri, muscolosi e dal fiero cipiglio ! Piu che fiero direi feroce, ma serviva a procurarsi un po di proteine tra la gente di isole lontane !
 Poi che è successo ? Importazione massiccia di ogni ben di dio ad alto potere calorico e loro che hanno una fame atavica si ingozzano di tutto in modo indecente.
Le Samoa stanno a nove gradi di latitudine sud. Il caldo è notevole per cui tutte le case ricordano gli antichi templi greci. Un pavimento sopraelevato e un perimetro di colonne tutto attorno che ne sorreggono il tetto. All' interno si svolge la vita famigliare tra il letto , la TV ,la cucina e il tavolo , aperta alla vista di tutti.

Dal diario: “ Rilevante l' ordine e la pulizia che ha questa gente nella gestione dei propri micropaesi. Nonostante il sistema di vita molto legato al rispettivo Clan, vige una notevole promiscuità. Come aveva segnalato l' antropologa Margaret Mead, càpita che un bimbo riconosca diversi padri e voglia piu bene alla zia che non alla madre naturale. Ogni paese ha un capovillaggio che detta leggi e ordinamenti. Questi può essere eletto a scadenza tre anni o,nel paese vicino, si prosegue per asse ereditario. Altra curiosità, esistono i cimiteri ma è consentito essere sepolti nel proprio cortile e spesso tra la casa e la strada di accesso con tanto di lapide.”
In queste isole trascorremmo quasi un mese facendo la spola tra i buoni ancoraggi delle due isole maggiori, Opolu e Sawaii. Diversi amigos vennero in volo dall'Italia e oltre alle coste seguirono alcune esplorazioni all' interno. Interessante il sito archologico piu antico della Polinesia. Pulemelei Mound. Raggiunto a piedi nella fitta foresta tropicale tra lo sbarramento di grandi ragnatele – ragni delle dimensioni di una mano- fantastiche orchidee e alberi del cacao, è costituito da una piramide tronca a gradoni in grossi massi di pietra lavica, alcuni squadrati, per un' altezza di quattordici metri per sessanta circa di lato. Praticamente un grande Marae adibito a qualche forma di sacrificio o altro.
Un giorno mi staccai dal gruppo per una salita al cratere di un vulcano. Nessuno volle seguirmi. Torniamo ai ricordi scritti :
" 7-5 Oggi giro in auto. Tutti meno io. Mi sono dirottato a piedi verso il vulcano piccolo sulla strada che prosegue da Paia Village. Strada sterrata forestale che si inoltra tra piantagioni di cocchi, papaie e coste giganti. Qua e la alcune mucche che scappavano spaventate e cavalli solitari legati ad un albero. Ad un bivio un cartello diceva strong a sinistra , happy a destra. Ho preso a sinistra. Così mi sono quasi perso nella buia foresta in una zona di continui saliscendi tra colline e vallette acquitrinose con erbe arbusti e felci alte fino alla vita.
Sono ritornato al bivio e ho preso a destra. Un sentiero sicuro e ben marcato mi ha portato così ad una minuscola casetta il cui proprietario si era firmato duecento metri prima su una serie di tabelle di legno inchiodate agli alberi lungo la via : CRATER MAN.
Me ne stavo da qualche minuto a fare la siesta su una panca antistante la casetta quando Crater Man è comparso.
-Talofa ! – lo saluto .
Mi guarda , mi da la mano e si siede di fianco a me. Lungo, allampanato, nero come la lava, capelli a ricci duri e fitti, un bel tipo di Maori.
 - Original Samoan – dice lui. 
Segue una chiacchierata del piu e del meno, mi fa firmare un quaderno pieno di dati di altri visitatori e poi mi chiede dieci Tala per la salita al cratere. Ma ormai è tardi , devo tornare .
 - Well. Te ne do cinque. Gli altri domani quando tornerò con gli amigos - 
 - Ok. Tomorrow -  "
Promessa da marinaio !  
Ma puo essere che ritorni veramente tra qualche anno. Come diceva Geppetto a Pinocchio:  
– Caro mio, non si sa mai quel che ci puo capitare in questo mondo. I casi son tanti !...-   
   Talofa !

domenica 18 febbraio 2018

FIJI


Bula bula !
E' il saluto dei Figiani, come un ciao amichevole e comunicativo.
Le Figi sono un grande arcipelago tra le Tonga e le Vanuatu. Le due grosse isole principali Viti Levu e Vanua Levu sono contornate a ovest dalla collana delle Yasawa, Mamanucas e una miriade di isolette minori tutto attorno.
I Figiani, autentici melanesiani che da generazioni abitano queste isole, costituiscono come gruppo etnico solo il 50% circa della popolazione totale. Che è successo ?
 Che nella seconda metà del 1800 le Fiji divennero una colonia britannica. E come nel resto del mondo a latitudini tropicali, pure qui fu avviata una produttiva economia basata sulla coltivazione della canna da zucchero. Dato che i melanesiani autoctoni, ex feroci guerrieri e cannibali, ritenevano essere l' aristocrazia delle isole, furono importati cospicui contingenti di lavoratori indiani.
Questi in breve tempo lavorando sodo come formiche e figliando come conigli entrarono progressivamente nelle varie amministrazioni economiche e politiche delle Fiji, preoccupando a tal punto i figiani che nel 1987 una giunta militare degli stessi riprese in mano le redini per la guida delle terre dei propri antenati !
Arrivammo in queste acque nel cuore della notte dopo alcuni giorni di navigazione dall' isoletta di Futuna. Era ancora buio davanti alla pass di Vanua Levu e rimanemmo lì davanti tirando bordi in attesa della luce dell' alba.
Poi entrammo per andare a fare l 'ingresso nelle Fiji, documenti e soldi alla mano, nella cittadina di Savusavu. Questa cittadina, capoluogo dell' isola di Vanua levu, dà subito l' impressione che invece di essere in Oceania , per una strana magìa spazio-temporale, ci si senta trasportati dalle parti di Madras in India ! Un bel salto. I colori, la gente, i chioschetti, l' andirivieni da formicaio, tutto molto continente indiano. Pure la Natura, tropicale, verde ed esuberante come nello SryLanka-Ceylon.

Eravamo in quattro su Andromeda: io, Jeanphilippe, Luciano & Lia.
Dal diario di bordo : 9-6-08... ripartiti a vela alle prime luci, raggiungiamo alle 7,30 il fiordo di Savusavu dove un barchino ci accompagna alla boa. Seguono visite da parte di varie autorità ed enti per l' ingresso alle Fiji e verso le 11 possiamo scendere a terra . Il paesino è piuttosto ruspante. Salta all' occhio la densità della popolazione indiana occupata sopratutto nel settore commerciale. Tra un negozietto e l' altro a Lia pare di riconoscere Henning di Vancouver, vecchio lupo di mare conosciuto a Fatu Hiva nelle Marchesi ai tempi del precedente giro col Samadhi. Infatti firmando il registro del Marina vedo il suo nome e Dream Hunter, cacciatore di sogni, nome della barca.
E' proprio lui, il primo catamarano all' entrata del fiordo ! 
Vado subito a trovarlo e lo vedo molto ben piazzato con la sua giovane nuova amica figiana, Anna, che gli allieta l' esistenza ! Il mondo è piccolo.
Rimanemmo alle Fiji per i tre mesi prescritti , prima di passare nella fascia clandestini.
 In questo periodo mi raggiunsero dall' Italia la mia gentile consorte e nostro figlio Andrea con un amico.
 Contornammo di ancoraggio in ancoraggio l' isola di Vanua Levu zigzagando tra i corridoi della barriera corallina. Scrivevo:
Salpata ancora alle 7,10, via verso la pass che immette in Nandy bay. 
 Pass un po agitata all' ingresso per via della corrente uscente. Un po a vela , randa e genoa e un po a motore . Vento 10 nodi. Ancorato davanti al villaggio di Nasavu. Calorosa accoglienza allo sbarco in gommone di tutta la popolazione infantile.
 Le ragazzine sono abbagliate dagli occhi azzurri di Andrea e dai suoi piercing, ricordo vivo di un loro recente passato fatto di legni nei lobi delle orecchie e di denti di cinghiale nelle narici. Nasavu è un povero villaggio di baracche di lamiere rugginose. Solo la scuola e la chiesa si presentano decenti e qui tutti i bambini ci hanno condotto con un visibile senso di orgoglio. Lasciato obolo per la scuola.
Piu avanti..ricomincia la gimcana tra i corridoi corallini antistanti la parte ovest di Vanua Levu. Tra mede che mancano e altre che compaiono dove non dovrebbero esserci, non ci si raccapezza. Comunque la luce è buona, si naviga a vista e a buona andatura. Prima del previsto usciamo dal reef, ballonzoliamo per sette miglia in mare aperto e ci ridossiamo poi all' isola di Yandua.
Dopo Yandua, magico ancoraggio, noi soli davanti ad una lunga spiaggia bianca e una salita nel fitto della boscaglia fino alla cima rocciosa dell' isola, ci portammo a nord delle Yasava, una collana di isole che scendono a sud verso il gruppo delle Mamanucas ad ovest di Viti Levu. Isole con piccoli villaggi di figiani autentici che vivono ancora di quello che offre la natura e il mare. Saltuario turismo a parte. Il clou del turismo con tanto di Resort di lusso lo trovammo alla famosa Laguna Blu. Quella del film con Brooke Shilds, verginella che sopravviveva ad un naufragio con il suo amichetto, tutti e due sempre belli e pulitini e facevano pure un figlio !

E poi.. una nota curiosa. Becchiamo un italiano del Resort. Buongiorno come va ? Lui fissa per un po Luciano e dice, Pennini ! Lo guardiamo sorpresi. Risulta che è di Ferrara e abitava tempo addietro a cinquanta metri da Luciano. Da spararsi !
Le Fiji sono state le isole degli incontri a sorpresa:
25-8 … facciamo rotta per Saweni Bay. In baia staziona una dozzina di barche . Tra queste chi ti vedo ? Il Trenta piedi Libertee di Ernesto con la sua bella. Un tedesco di Germania con cui avevo legato ai tempi del Samadhi a Los Cristianos- Canarie. Poi l' avevo ribeccato a Bequia- Caraibi ed ora qui in Pacifico. Lui da tre anni è diventato neozelandese. Si fa una stagione di lavoro in N.Z. Poi quando arriva il freddo si porta qui ai tropici.
Qui ai tropici ci raggiunse anche Renzo di Biella che gia conosceva Andromeda dal Tirreno alle Canarie.
I miei famigliari tornarono in Italia da Lautoka- Viti Levu e qui mi recai pure io per fare l' uscita dalle Fiji. Ma...!!
1-9 Figiani di emme ! Eravamo andati a Lautoka a fare l' uscita ed è saltato fuori che prima avremmo dovuto fare l' uscita a Savusavu e poi l' entrata a Lautoka !
    Ma le Fiji non sono lo stesso gruppo di isole , lo stesso Stato con capitale Suva a Viti Levu ?! Niente, o tornare a Savusavu o pagare 1500$ di multa.
 Mai ! Andremo a Savusavu. Controvento ! E ci vorranno dei giorni. Figiani di emme !!
Ci vollero otto giorni. Navigazione dura, un po a motore e a vela controvento a bordi nei canali tra il reff a nord di Viti levu. Occhio alle mede e alle grosse navi che ci costringevano troppo vicini ai coralli. Infine rieccoci a tra gli indiani di Savusavu.
Rifornimenti, scartoffie e via nella notte in rotta per le Vanuatu !
Bula bula !

venerdì 2 febbraio 2018

ESTATE 2017


Porta sfortuna il nr 17 ? Dipende se uno è superstizioso di suo, fa le corna, incrocia le dita, schiva i gatti neri e via discorrendo. Per quanto riguarda l' estate di Andromeda in Croazia devo dire che abbiamo avuto un tempo piuttosto ballerino dove l' alternanza di belle giornate ai piovaschi e ai temporali vedono questi ultimi in leggero vantaggio. Comunque la maggioranza degli amici imbarcati se ne è tornata a casa contenta, abbronzata quel giusto e con bei ricordi per l' inverno.
Ora, di solito non lo faccio, ma per rendere noto ai prossimi aspiranti navigatori che la vita in barca non è sempre tutta rose e fiori, vorrei riportare due episodi tratti dal diario di bordo, nei quali ho rischiato di perdere la barca.
Nel primo stavo ancorato nella baia di Pola. Eravamo in due . Io e mio fratello Aldo :
29-6-17 ore 6. Ecco, come previsto da Windfinder alle 22 di ieri sera si è scatenato il finimondo ! Temporale con raffiche forza 8-9. Burrasca ! La rada sconvolta da onde incrociate. La pioggia cadeva a scrosci dove non si vedeva a un metro tra cannonate di fulmini e saette da tutte le parti ! Con Aldo ho fatto appena in tempo a dar fondo alla seconda ancora che subito la prima ha cominciato ad arare verso gli scogli. Panico.
Le due ancore hanno infine tenuto a pochi metri dal disastro ! Comunque ero pronto a dar di motore per contrastare gli strappi sulle catene. Inoltre si è dovuto legare il boma e la randa con una lunga cima fino a farla diventare un salamino. Piu tardi durante una calma parziale abbiamo rifatto l' ancoraggio in zona piu sicura. Noi e altre due barche che hanno vissuto gli stessi castighi. “

Un altro temporale lo abbiamo vissuto davanti all' unico paesino dell' isola di Unje. A bordo, una compagnia di amigos trentini :
bella giornata... ma ecco che il cielo a ovest si fa sempre piu nero e cominciano a comparire lampi in lontananza. Serriamo la randa, piastra di rame in acqua, seconda ancora pronta. Comincia a piovere. Lampi e tuoni ormai vicini. Sale il vento a raffiche. Ancora tutto seminudo riesco velocemente a calare la seconda ancora che subito devo fiondarmi ai motori. Tutto attorno si è scatenato l' inferno ! Saette come cannonate esplodono a pochi metri. Un mare bianco di schiuma sotto il vento che urla ! Seminudo al timone cerco di contrastare con i motori al massimo, le raffiche che mi prendono sui due lati. Le ancore arano e siamo sempre piu vicini a riva ! Dietro di noi un monoscafo ancora piu vicino, quasi sulla spiaggia frustata dai frangenti. Con uno scatto di motore si lancia in avanti e ci viene addosso ! Veniamo colpiti dalla sua prua al centro della passerella dove è legato il kayak. Si ammaccano entrambi. Poi via di motore cercando di non finire in secca. Altre barche attorno nel grigiore di un diluvio misto a grandine lottano contro questo che posso definire un tornado. Mari esce dalla dinette e viene a chiedermi come sto lì seminudo al timone con gli occhi strizzati e bombardati da gocce che sembrano proiettili. Mi sente congelato. Infatti da congelato non sento niente, neanche il dolore di poco prima all' osso sacro in seguito a una brutta scivolata sul ponte. Poco dopo mi porta la cerata.
Lentamente la furia del vento comincia a calare e lentamente trascinando le due ancore sul fondo inconsistente ci portiamo oltre la massicciata del porto a rifare l' ancoraggio.”
Bene. Dopo questi due esempi di momenti antipatici che si possono vivere in barca, facciamo che tutto il resto del tempo viene trascorso in nuotatine, passeggiate esplorative a terra, assaggi gastronomici di varie specialità tra un isola e l' altra. E cieli tersi, sole caldo, tutti amici, uno spicchio di Paradiso in Terra.
Altro che 17 !