martedì 27 novembre 2018

RAROIA


Nell' Aprile del 1947 una zattera in tronchi di legno di balsa partiva da Callao in Perù in rotta ovest nell' oceano sconfinato.
Dopo una impegnativa navigazione di cento e un giorni, spinta da venti e correnti, finiva sulla barriera corallina dell' atollo di Raroia.
 La famosa spedizione del Kon Tiki, dell' archeologo Thor Heyerdahl tesa a dimostrare come anche antiche popolazioni sudamericane avessero potuto, sulla base di chiari reperti, colonizzare diverse isole dell' Oceania.
Già durante il primo giro col Samadhi non potevo mancare un dovuto pellegrinaggio all' atollo di Raroia.
Ci arrivammo, io e il nostromo Lia, in tre giorni, partendo da Ua Pou nelle Marchesi. Ma dato che eravamo partiti il venerdì 17, la traversata fu piuttosto scombussolata in un crescendo che riporto testualmente.
20-6-2005. Ore 2 di notte. Sud-Est forza 6. Riduco il fiocco ad un triangolino. 40 miglia a Raroia. Sarà dura contro le onde nella notte .
Ore 10. Notte di cacca e mattinata fetente causa burraschetta forza 7 che ci fa scadere parecchio sottovento. Tre mani di terzaroli. Massacro del Samadhi sulle onde. Sentito Rodolfo del Freccia sul 68 che mi da informazioni sulla pass.
15,30. Dopo aver faticosamente guadagnato i ridossi dei vari motu di Raroia, rimaniamo a bordeggiare davanti alla pass di Garue in attesa del cambio di marea.
 Poi dando tutto gas e con l' aiuto del fiocco riusciamo lentamente a vincere la forza del vento che soffia libero dall' oceano sull' atollo fatto solo di reef e gruppi di palme. Finalmente, con l' aiuto di Rodolfo, diamo fondo a tre ancore in un gruppo di cinque monoscafi.
In faccia all' Oceano. Nessun ridosso se non i bassifondi della laguna oltre la quale all' orizzonte si chiude con le scogliere semiaffioranti dove atterrò il Kok Tiki.

19,30. Salta l' invito a cena da Rodo causa tempaccio da burrasca. La sua Nicoletta ci assicura che terrà il vino bianco e il crem caramel in fresca per domani. Se saremo ancora interi.
21-6. Ore 10. Abbiamo avuto c.. fortuna. Con le raffiche che hanno soffiato questa notte le ancore hanno arato per qualche metro fino a fermarsi ad un pelo del reef a poppa! Recuperata un po di cima e di catena ma bisogna andare sotto a vedere come sono piantate.
21,10. Erano piantate bene nella sabbia. Le ancore. Ma la cima dell' ammiragliato girava attorno a una guglia di corallo alta quattro metri dal fondo ed era tutta consumata dallo sfregamento, resistendo con l' ultimo trefolo !
L' ho sostituita e ho aggiunto un altra cima attorno alla guglia sfruttandola come corpo morto.
 Mi dispiace per i coralli vivi che saranno lesionati dalla nuova cima ma , mors tua vita mea.
Scendere a terra con il tender è un 'impresa. Ogni volta è una lavata. Ancor piu portando a terra le due batterie al piombo di Raul del Mendrugo,(skipper conosciuto a Panama) scambiate poi con un isolano per due serbatoi da benzina. Nell' isola di nome Garumoava c' è un piccolo villaggio sotto una selva di palme da cocco con tanto di chiesa , scuola, spaccio e telefono. Abitanti 50. A ovest è in costruzione una pista di aereoporto. Paga la Francia. Chiudiamo la serata a cena con Rodo e Nicoletta sul Freccia.
22-6- Ore 10. Rodo e Nico a colazione da noi. Sempre vento teso da est, dove l' oceano si stende per 4000 miglia fino al sudamerica,
17,30. Incredibile. Il vento è calato progressivamente dopo mezzogiorno fino a 5 nodi da nord-est e tutto l' interno di Raroia è un grande lago calmo. Passeggiata tra i coralli frantumati dalle onde sulla spiaggia, lato esterno. Raccogliamo alcune grosse valve di ostrica perlifera per farne un servizio di piattini. Etnici.
 Oggi sembra proprio di stare in una “cartolina di un atollo del Pacifico.” Sono sceso a controllare le tre linee di ancoraggio e a salutare una tridacna che vive sulla cuspide della guglia sommersa. Ma di un alieno come me non si fida e si chiude già quando mi avvicino a due metri. Rodo e Nico si sono spostati con Freccia a 10 miglia, dall' altra parte di Raroia con un francese strambo che si è proposto come guida. Ci sentiremo per radio.

23-6. 11,30. Svegliati all' alba, data la calma persistente del vento, si decide di salpare e uscire dall' atollo. - Senza problemi – ci assicura un americano ormeggiato di fianco. E così andiamo a rischio di spaccare tutto perche transitiamo sulla pass, apparentemente tranquilla, nel momento di deflusso della marea. Transitiamo a 8 nodi senza possibilità di fermarci, per finire fatalmente nel micidiale ribollente minestrone della corrente che si scontra con l' onda oceanica. Sbatacchiamento tremendo del Samadhi e del nostromo aggrappato alla base dell' albero, si spegne il motore, salta il blocco del boma. Fuori il fiocco e finalmente grazie a qualche santo, la corrente stessa ci spinge al largo. Ci mettiamo in rotta per Makemo ( vedi capitolo “squali”) randa e fiocco, di bolina , vento scarso 5 nodi da nord-ovest.
18,40. 16 gradi 13,5' nord . 143 gradi 10' ovest. A nord di Taenga, nel buio della notte nuvolosa e senza luna. Si intravedono vaghe ombre di motu con palmeti. Se davanti a questi e alle nostre prue si prolungano barriere di reef lo sapremo dal rumore dei frangenti o dal rumore degli scafi quando raschieranno sulle rocce !

Calma, fermi. Non è successo niente. Arrivammo regolarmente a Makemo di cui su richiesta scriverò un altro post.
 Su Raroia posso aggiungere che facemmo conoscenza per la prima volta delle famose perle nere che poi trovammo in allevamento e commercio in tutta la Polinesia francese. Carissime e protette piu dell' oro. Gli isolani del posto ce le proponevano sottovoce negli angolini bui tirandole fuori di soppiatto e contrattando come marocchini.
Questo atollo avrebbe meritato una visita piu lunga ma dovevamo essere a Tahiti per la festa della repubblica, francese, quella che ricorda la presa della Bastiglia il 14 luglio.
 Tempo contato quindi e le Tuamotu che ci chiamavano, come le sirene di Ulisse.