lunedì 15 aprile 2019

ISOLE DELLA SOCIETA'


Nel lontano 1660 venne fondata a Londra la Royal Society intesa a promuovere lo sviluppo della conoscenza della natura. Nomi famosi ne hanno fatto parte , come Isaac Newton, Michael Faraday, Alessandro Volta, Charles Darwin, Albert Einstein, Stephen Hawking e molti altri.
James Cook, nume carismatico di noi velisti esploratori, nel 1769 volle attribuire la Royal Society come nome di una vasto arcipelago di isole inesplorate nel bel mezzo del Pacifico, durante il suo viaggio con l' Endeavour. Brigantino a Palo.
Tahiti, Moorea, Huahine, Raiatea ,Taa, BoraBora, Maupiti, Mophelia e via navigando.
Naturalmente nei miei due viaggi non potevo mancare un doveroso e approfondito pellegrinaggio in questa parte del mondo, considerata ancora un antico retaggio del perduto Eden ! Di sicuro il fascino della Polinesia non ha eguali. Vi tornerei volentieri per la terza volta. A costo di restarci . Secco !
A Tahiti ho gia dedicato un post. Scarno, necessariamente. Meriterebbe un libro, ma tanti ne sono gia stati scritti da altri. Invece Moorea...
Moorea è un sogno. Alti picchi di montagne attorno a baie incantate. Ci arrivammo la prima volta io e Lia col Samadhi il 19 luglio del 2005. Dal diario :
Ore 11. Costeggiato il reef a nord di Moorea, entriamo nella baia di Cook e diamo fondo di fronte al paesino di Pae Pae.
Silenzio. Solo il chicchirichì dei galli. Folta vegetazione sulle rive. Acqua ferma sulla quale si specchiano i picchi vulcanici che contornano la baia. Siamo in una cartolina!
Ore 20. Moorea è un'isola di artisti. Deve essere l' aria o chissachè , ma molti aspetti e cose di qui presentano caratteristiche fantasiose. Sarà la calma e la bellezza dell' isola, il vivere tranquillo senza la fretta di Papeete, pare che la testa si metta a funzionare in modo diverso, come nei sogni. A me per esempio è tornata la voglia di intagliare il legno o scolpire la pietra. Bien. Puo essere . Ma dopo la lista dei lavori sul Samadhi. Bonne nuit.
Tutto idilliaco dunque ? No. Il 21 scrivevo :
Questa mattina abbiamo avuto l' amara sorpresa di trovare quattro cagnolini appena nati in una scatola presso un bidone delle immondizie. Erano ancora vivi e ancora di piu dopo aver leccato mezzo cartone di latte. Li abbiamo lasciati all' ombra sul retro del supermarket dopo aver avvertito una signora cinese che lì lavora. Se domani non ci saranno piu, evitare il ristorante cinese per qualche tempo.
Tre anni dopo, venduto il Samadhi, rieccomi con moglie e figli a Moorea ancorati nella baia di Opunhau su un comodo Catana 42. Andromeda. E di nuovo a scrivere sole, colori tropicali, il verde luminoso e smeraldino della vegetazione e le mille gradazioni di blu della laguna.


Dopo Moorea , Huahine. Raggiunta in una notte sotto un diluvio tra tuoni e fulmini. Ma Huahine merita.
16-3-2008 Oggi raid in kayak risalendo tre torrenti della costa ovest. Molto suggestivi, pagaiando sotto le volte ombrose della foresta. Canti liturgici in polinesiano uscivano da una chiesa in fondo ad un fiordo. Rosetta ( gentile consorte ) invece visitava un' altra parte dell' isola in autostop con il resto della troupe ( sette amigos )e finivano inglobati casualmente in una festa di matrimonio. 
18-3 cosa abbiamo combinato negli ultimi due giorni ? Di tutto un po. Esempio. Oggi ci siamo fatti un giro allegro a Huahine Iti. La Paola e Stefano in mountain bike, io e Rosetta in tandem. Interessante la parte est dell' isola, una specie di Svizzera polinesiana con le villette linde e curate in mezzo ad una vegetazione lussureggiante.
Poi ci portammo a Raiatea con una veloce navigazione di tre ore. Il diario di bordo riporta di regola fatti molto dettagliati, ora per ora. Troppa carne al fuoco. Cito quindi alcuni punti salienti.
23-3 Pasqua. Ancora canti liturgici di gran parte della popolazione di Uturoa e paesi limitrofi. Canti che, seppure con testi diversi, ricordano loro le spiritualità di quando erano animisti. 150 anni fa. (e cannibali )
 Dopo pranzo ci spostiamo a motore nella baia di Faaroa e becchiamo una boa della vecchia base Sunsail. Da qui parte la spedizione. Si tratta di portarsi in fondo alla baia con il gommone e il kayak e risalire il fiume che si inoltra nell' entroterra con strette anse. Dapprincipio la suggestione di seguire le rive in silenzio sotto le volte di una vegetazione esuberante, rende tutti compresi e stupiti di questo mondo magico! Ma presto, notando qua e la caschi di banane, papaie, manghi, scatta in Paolo B. il ciccione, il ragionamento della panza ( Paolo è ragioniere ). La cosa è subito contagiosa e tutto l' equipaggio del gommone passa al saccheggio piu becero ! Per prendere una banana vengono divelte due piante con caschi interi ! Io dal kayak non posso fare altro che strillare anatemi e maledizioni. Ma piu avanti Stefano viene beccato in flagrante da una signora che, lungi da essere una selvaggia polinesiana si dimostra una vera Signora. E regala alla masnada vociante ogni ben di dio. Pompelmi papaie, e frutti vari. Chiede se vogliamo anche banane, dopo che sicuramente ha assistito allo scempio delle piante divelte sulla riva di fronte.
 Una figura di merda ! E ogni colpa , ogni peccato, come a Gesù Cristo, ricade sulle spalle del comandante ! Ma il castigo è gia in agguato. Al momento di tornare il fuoribordo si inchioda e non vuole saperne di ripartire. Sicuramente una fattura. Non resta che remare, come i forzati delle galere veneziane.

24-3 Siamo ormeggiati all' inglese ad una banchina presso il centro religioso degli antichi polinesiani. Teputapuatea. ! 1010 mb. 80% di umidità. Ormeggio in parte guadagnato, in quanto prima ci stava una coppia di locali impegnata a pescare e non gradivano che ci accostassimo.
 Per un po siamo rimasti lì nei pressi all' ancora, poi abbiamo forzato le cose e i due si sono convinti a pescare dal catamarano, accettando un giro di caffè corretto rum e biscottini. Rosetta e gli altri si sono potuti recare così agli antichi marae trovandoli molto interessanti. Seguirà altra visita domani.
25-3 Oggi è il domani di ieri. Mattinata in visita al sito archeologico religioso. Una spianata di marae, piattaforme in pietra lavica, costituenti il basamento sul quale venivano costruite capanne ( farè ) hangar per proa e catamarani e are sacrificali per il folto pantheon di antiche divinità.
 Pare ormai accertato che questa località, Teputapuatea, sia stata la Gerusalemme, la Mecca di tutta la Polinesia , dalle Hawaai alla Nuova Zelanda ed abbia avuto il suo apogeo verso il 13mo 14mo secolo. Le costruzioni stanno quasi a livello del mare, a forma circolare e circondate da bianchi arenili. Il tutto punteggiato dal verde di grandi Ficus, alberi di mangrovie e palme da cocco. Si respira un' aria di pace e serenità, almeno finchè non ci si sofferma di fronte a certe immagini e graffiti di cruenti sacrifici che si trovano lungo il percorso didattico.

Molto vicino a Raiatea c'è l' isola di Taa dove si coltivano, in mare nacras perlifere ( nere ) e a terra vaniglia, dall' impollinazione dei fiori, alla stagionatura dei baccelli
28-3 Oggi partenza soft nella calma del mattino, a vela, solo fiocco, fino ad ancorare di fronte alle palafitte dell' hotel antistante Tiva e paesini piu a nord . Fondo su 5 metri di sabbia bianca e barca su 90 cm dove si tocca. Una piscina. Giretto pomeridiano al motu piu vicino a spaccare cocchi in compagnia del cane da guardia locale. Poi sulla spiaggia dell' hotel ci hanno fatto delle storie in quanto l' isoletta viene considerata proprietà privata e non accettano barboni.
Bien. Il 29-3 altra mattinata di vela a 7- 8 nodi ed entrammo nella pass di Bora Bora. Diceva una ragazza del posto : Bora Bora è un ' isola per riposarsi. Un' isola per giovani sposini e pensionati. Infatti è circondata da motu pieni di hotel a palafitte su lagune cristalline, attività poche, una festa di canti e balli ogni sabato a Vaitape, insomma un' isola per vecchietti. E' vero che si vede qualche kite surf sfrecciare verso la barriera corallina e qualche deficiente su moto d' acqua, ma sono casi isolati. L' impressione che dà Bora Bora è di una tranquilla calma geriatrica. Così questa mattina ci siamo dati da fare per aggiustare la luce di fonda in testa d' albero. Si, riparazioni di vario genere sono una costante su una barca in giro per il mondo, come qualche giorno prima , il 3 del 4, aprile. Riparazione del kayak con toppe di vetroresina perchè era rimasto schiacciato sotto il peso di quel ciccione di Paolo B.
 Nel pomeriggio ci spostiamo a motore a sud-ovest dell' atollo di fronte ad un motu a forma di mezzaluna con candide spiagge su un fondale di un metro e mezzo .

 Lungo le spiagge , solo casette private, in parte abitate e con tanto di automobile nel cortile. Ma dove vanno in auto su un motu lungo due km ? La solita sindrome degli isolani che vogliono atteggiarsi a continentali !?
 Poi ci siamo rispostati di due miglia ad est di Punta Merida ormeggiando sotto un piovasco ad una boa di chissachì. Con Angelo, amatore radiofilo di Velletri, è seguito un giro dell' isola in bici. 32 km. Piu altri dieci per cercare monsieur Asdin guida alpina di Bora Bora per salirne la cima piu alta.
Ripartimmo da Bora Bora alle sette dell' undici aprile, molto riposati. Rotta su Maupiti ma...
Impossibile entrare. Onda grossa da sud che frange sulla pass . Ci tocca proseguire. Mancano 688 miglia a Suwarov. Cominciano i turni di guardia. Autopilota in azione scodinzolando di 20 gradi.
Navigando, navigando alla fine del giorno seguente alle 17 eravamo davanti alla pass di Mophelia. La pass piu difficile del Pacifico. Corrente forte in uscita da 4 a 9 nodi a seconda delle maree. Praticamente una grande padella che fa acqua da tutti i bordi con un solo beccuccio di sfiato.
Pass lunga e stretta con fondale nero e non visibile causa tarda luce radente del tramonto. Decine di delfini ci nuotano attorno facendo cena col pesce che esce dalla pass e altre decine di gabbiani vi sfrecciano sopra vociando.
 13-4 una notte alla deriva a secco di vele . Bene fino alle 02 poi raffiche e piovaschi. Siamo scaduti a sud dell' isola ad un nodo e mezzo all' ora, recuperando poi alle prime luci, di bolina con solo fiocco. Quindi alle 8,30 sono partito in gommone con Paolo a marcare la pass col GPS. Corrente forte da 4 a 6 nodi. Il gommone è passato a fatica entrando lateralmente alle rapide in uscita, violente come sul Colorado River ! Quasi quasi metto in acqua il kayak e vado a farmi i traversi sui riccioli ! Se non fosse che ora piove e altre raffiche ci allontanano dall' isola.
Ore 11. cambio della marea. FATTA LA PASS! Da brivido. Adrenalina pura ! I motori al massimo, smanettando in continuazione sui timoni tra i paletti piantati nel corallo sui bordi del canale , in un minestrone di vortici, entriamo nell' atollo di Mophelia !

Ed è subito incanto !
Mophelia è un' isola selvaggia, praticamente disabitata a parte due famiglie di polinesiani autentici e perfettamente integrati nel loro ambiente. Càmpano di cocchi, pesce , uova di gabbiani e di galline; hanno anche una squadra di maialini e quindi a noi ci guardano con occhio benevolo e non gastronomico come i missionari della prima ora. 
Ogni tot mesi passa un barcotto di 20 metri che li rifornisce di gasolio, benzina e altre cose. Se pure vivono in una capanna di lamiera ondulata hanno la TV ,il paraboloide e alcuni elettrodomestici alimentati da pannelli solari e un gruppo elettrogeno. Ci consentono gentilmente di raccogliere cocchi in fondo alla punta dell' isola dove si gode di un panorama incantevole e struggente davanti ad una laguna di acqua bassa dove piccoli squaletti ci nuotano attorno ai piedi.
Seguirono poi giornate di pesca con ami e fiocine. Occhio agli squali grossi. Appena fiocinato il pesce salire sul gommone e cambiare posto di un centinaio di metri. Scambio di pesci con l' isolano e inviti a pranzo nel suo farè assaggiando i suoi grossi granchi del cocco.

Ah, che tempi ragazzi !
Eravamo giovani e scoppiettanti !