lunedì 13 gennaio 2020

MALATO CRONICO


Quando l' hai percorso in lungo e in largo per anni, il Mare ti entra nel sangue e non te ne liberi più.
Venduto l'Andromeda mi sento nudo, dimezzato. Hai voglia di navigare con quella degli amici, la barca ideale niente impicci niente imbrogli, ma non è la stessa cosa. Bisogna trovare la barca propria !
Non sarà facile. 
Venti anni fa per cercare il primo catamarano percorsi l'Italia per giorni in un viaggio memorabile che misi nero su bianco.
Ve lo faccio leggere.

CERCANDO IL SAMADHI

MERANO. Mercoledi 8 novembre del 2000
Chi ti trovo alla stazione alle 6.00 di mattina presto ? Bruno che fuma davanti ad un caffè e Paolo diretto alla fiera di Bolzano. Visti e persi.
Verso mezzogiorno sbarco a Ferrara. Gianni mi aspetta con la sua R4 e mi invita nella sua casa-museo risalente al 1500 dove ci vediamo il filmato della Lady nella nostra navigazione lungo l'Istria.
Altro treno.
Verso sera visiono due catamarani a Marina di Ravenna in un porto deserto alla luce dei lampioni. Pioviggina. Mi riparo all'albergo Oasis dove chiudo la serata davanti ad una birra insieme al proprietario di uno dei due cat.

Giovedì
Seconda visita ai cat alla luce dell'alba. Pallida alba adriatica, con un sole enormemente dilatato, appena rosato, tisico, che si affaccia sulla linea dell'orizzonte tra brume e foschie pervicaci.
Autobus per Ravenna.
Il mausoleo di Teodorico. Opera notevole! In grossi blocchi di calcare dell'Istria, sobriamente scalpellati in fregi e modanature e posati a comporre la struttura a pianta circolare dell'edificio.
 Ma il pezzo forte rimane la copertura a cupola. Pezzo forte in tutti i sensi in quanto è stata ricavata da un unico blocco, portata non si sa come dall'altra sponda dell'Adriatico e posata sopra il tutto con tecniche che si possono solamente immaginare. La cupola presenta delle linee di frattura, pare a causa di una violenta scarica atmosferica. Si dice che Teodorico avesse un sacro terrore dei fulmini quindi, ne avrà pur schivati tanti da vivo, ma il più fetente se l'è beccato da morto!
Al piano superiore del Mausoleo, al centro della sala circolare, troneggia un grosso sarcofago di porfido rosso lucidato, a forma di vasca da bagno. Nessuno all'interno.
Fuori, grande parco con vialetti, erbetta all'inglese, sole caldo sulla pelata. Se scavalchi il recinto non paghi il biglietto.
Terzo catamarano visionato a Cesenatico. Di nome Peter Pan, un modello che sembra autocostruito e piuttosto adoperato.
Piove.
Rimini sotto il diluvio.
Un Mac Donald è piazzato strategicamente di fronte alla stazione dei treni. Buono per aspettare l'autobus delle 17 per S. Marino.
Pochi avventori ma di diverse razze ed età.
S. Marino. Un'apoteosi di pietra lavorata in modo sublime. Ricorda la Rocca Grimaldi del Principato di Monaco. Dai 700 metri delle torri sul Monte Titano, sotto una smagliante luna piena, si apre una suggestiva visione della pianura sottostante punteggiata di luci fino alla linea della costa.

Venerdì.
Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, a S. Marino e a Rimini godono di ottima considerazione. Busti e lapidi commemorative dovunque. Di Garibaldi si sa di una fuga rocambolesca attraverso le campagne della Romagna tallonato dai papalini e della successiva morte di Anita.
In una piazza centrale di Rimini si nota un cippo di marmo che ricorda il famoso passaggio del Rubicone da parte di Caio Giulio Cesare con l' esercito, di ritorno dalla Gallia. "Alea Jacta est", il dado è tratto. Dixit. Fu così che il Divo Cesare divenne di fatto il dittatore buono d'Italia. Attirandosi pero qualche inimicizia. Finì pugnalato sotto la statua di Pompeo suo caro amico-nemico.
Quattordici secoli dopo un tale Pandolfo Sigismondo Malatesta, affetto da una ancora più spiccata sindrome di cesarismo, si fa costruire un Tempio, il Duomo di Rimini, che pur essendo un esempio notevole di arte e architettura romanica pecca in modo esagerato di simboli che richiamano allo sponsor.
E l'Arco di Augusto ? Sponsor di ben altra levatura, anche ad Ariminum compare un suo Arco di bianco calcare istriano. Del resto proprio a Pola oltre alla famosa Arena non manca il Tempio di Cesare Ottaviano Augusto il quale, erigendo monumenti a sua memoria in ogni dove nell'impero, poteva a buon conto dichiarare che "tutto il mondo è paese". Pax romana. Però: si vis pacem para bellum. Per cui: sic transit gloria mundi. Basta !
Nel 2000 necessitano sei ore di treno per recarsi da Rimini a Trani, provincia di Bari.
Come scendo dal treno mi trovo faccia a faccia con Caterina, detta Sciosci, che è venuta a prendermi in auto.
 Che amore ! Bacini e baciotti, ma alla fine mi porta a dormire dai frati. Barnabiti, per la precisione. Antico convento sul porto, cella tipo monaco emancipato, con scrittoio intarsiato e luce elettrica, fornitissima biblioteca. Prezzi stracciati, da rifugio alpino.
La bellezza della città di Trani sta nella calda tonalità rosata del calcare su cui poggia e di cui è costruita. In diversi stili: dal Romanico al Barocco, dall'Arabo al Rinascimentale. Peruviano, persino: si vedono alcune pareti di palazzi con pietre stondate a cuscinetto fino a pareggiare le fughe come a Tiahuanaco. La Cattedrale, per quanto spiccatamente romanica, ricorda il primo gotico di Chartres, tanto è arricchita del tipico bestiario medievale.
Domani il Castello Svevo di Manfredi. Figlio di Federico secondo. Buona notte.

Sabato.
A Trani esiste una sezione della Lega Navale Italiana. Se sei socio iscritto può essere che ti facciano posto in banchina tra quelli riservati al transito. Buono a sapersi.
In mattinata compaiono Sciosci e Gianluca, cortesi ciceroni che mi illustrano i maggiori monumenti della città.
Si scopre così che la Cattedrale è costruita su due precedenti chiese protoromaniche, complete di cripta segreta del 300 d.c. scavata nella roccia sotto il livello del mare.
Il Castello Svevo sta lì a sottolineare quanto i tedeschi, gli Hohenstaufen in questo caso, siano sempre stati delle teste quadre: un inno all'angolo retto. Pianta quadrata. Torri cubiche.
Avanti marsch! Per fila dest! Per fila sinist! Unica concessione, a parte i necessari archi di sostegno, alcune grosse aperture circolari simili a oblò di una grande nave di pietra. Una struttura insomma che si è prestata ottimamente fino a qualche decennio fa ad ospitare detenuti.
Nel pomeriggio il viaggio prosegue per Ostuni, bianca cittadina arrocata su una collina della penisola salentina.
In attesa dell'autobus per il mare tento l'autostop, senza tanta convinzione, e vengo caricato da un vecchietto. Guarda caso.
Al mare ho un appuntamento per visionare un Mattia 39, modello di catamarano visto tanti anni fa al Salone di Genova. E quello che mi ritrovo davanti è proprio lui, una volta così ammirato e ora tutto triste e solo, malandato, abbandonato ad una boa e battente, per imperscrutabili ragioni, bandiera americana. Nessuno lo vuole.
Più a sud, a Lecce mi incontro con Domenico, neo costruttore di multiscafi. Mi porta in auto a Ruffano, da amici suoi, un albergo-pizzeria vociante di bimbi scatenati riuniti in bande.
 Una festa in corso ? No. Ogni sabato è consuetudine che qui si riuniscano le famiglie del posto per il rito della mangiata collettiva. Con tutto il seguito della tribù appresso. Del resto il suditalia continua a produrre figli anche per il nord, ma nonostante ciò, statisticamente parlando, siamo a natalità zero.

Domenica.
Con calma. Dopo le 10,30 si rivede Domenico e si prosegue per l'estremo sud del tacco: S. Maria di Leuca.
Sorpresa ! Bel posticino. Casettine bianche immerse nel verde degli ulivi, mare blu, luce, caldo, maniche di camicia. Altro catamarano da visionare e poi calamaretti e bianco locale.
E via a Gallipoli.
Ci troviamo con Paolo, un militare di Taranto, aquirente negli anni di diversi multiscafi.
 Tra gli altri ha avuto il coraggio di acquistare anche il famoso catamarano dell'omicidio. Quello dove due balordi avevano ammazzato la skipper a colpi d'accetta, buttandola poi a mare e proseguendo le ferie in Adriatico come se niente fosse. Li hanno beccati poi a Messina.
Paolo l'ha tenuto un anno poi l'ha rivenduto ad un tale Francesco delle Eolie.
Da Taranto mi faccio una notte in treno con un pugliese che accompagna il figlio a fare il militare a Palermo.
Ai miei tempi ci ero andato da solo. Da Merano. 36 ore di tradotta.

Lunedì.
Sul traghetto dello stretto di Messina vendono ancora gli arancini. Una sorta di canederli di riso ripieni di ragù. Antichi sapori quasi dimenticati.
E rieccoti l'Etna. Appena in marzo di quest'anno l'abbiamo percorso in lungo e in largo con pelli e sci per cinque giorni.
In 3 del CAI e 6 dell'Alpenverein.
A Catania, altro cat, un Maldives 32, vecchia conoscenza gia noleggiato in diverse occasioni.
Milazzo.Aliscafo per Lipari.
A Lipari non faccio tempo a scendere che vengo quasi aggredito da un lungo cappottone con dentro un tipo secco e allampanato: "Camera, camera! Vuole camera?" Fortunatamente compare subito il signor Luciano che blocca "Sigaretta", così lo chiamano, e mi porta a casa sua.
Il signor Luciano è il nuovo proprietario della Lady, la nostra ex barchetta di 7,5 metri, compagna per tre anni di indimenticabili avventure. Vista e presa da Luciano, pescatore in pensione. Un mese per portarla dall'Istria alle Eolie. Piano, piano. Da solo.
La sera stessa le facciamo una visitina di cortesia. Se ne sta in secca su un nuovo invaso con ruote in attesa della prossima stagione. Bisogna dire che è proprio finita in buone mani.

Martedì.
E' come se il signor Luciano mi avesse aspettato: ci sarebbe da salire in testa d'albero per passare la cimetta dell'amantiglio e servirebbe uno agile che vada su arrampicando senza bansigo.
Poi però mi accompagna in auto in giro per l'isola, al museo archeologico, si premura di mille gentilezze, finchè ci lasciamo e mi imbarco per Stromboli.
Ma che ci vado a fare a Stromboli? Già ho rischiato la pelle nel '92 passando una notte sù al cratere tra boati, tremori, lapilli scagliati verso il cielo e sbuffi di gas che mi costringevano a lunghe apnee, accucciato dietro a muretti di lava.
I casi della vita si concatenano a volte in modo curioso:
Emiliano, inquilino meranese del piano di sotto, un giorno mi fa:
" Sai, questa estate ci siamo fatti le Eolie sul catamarano di un mio amico, l'ing. Francesco Rinauro di Stromboli." E mi passa il numero di telefono.
Da quel giorno con l'ing. Rinauro sono seguiti diversi contatti anche per il fatto che il cat compariva continuamente tra gli annunci di vendita su Bolina.
Per comperare bisogna vedere e provare.
Ed eccomi qua. Con Francesco sul suo scooter 50, in due senza casco, per le stradine del vulcano, andiamo a trovare il Manutara, nome del cat.
E' stato tirato in secca sulla spiaggia di sabbia nera, l'albero smontato e appoggiato di fianco. Lavori in corso.
Barca di grandi soddisfazioni, dice Francesco, non tanto veloce ma sicura; mi sono fatto l'Atlantico andata e ritorno; l'ho comperata da un certo Paolo, militare di Taranto....
- C'è l'accetta a bordo ? -
- Si. C'è l'accetta.-
- Ha!Ha!Ha!-
E mi offre per la notte la cuccetta del navigatore.
Beh, mai ho dormito così tranquillamente su una barca. Perfettamente ormeggiata, immobile. Nessuna preoccupazione di salti di vento, tenuta dell'ancora, previsione ridossi di emergenza. E il fantasma della skipper ammazzata?
Non s'é visto. Era giovane e carina.
La solita sfiga. Già una volta una tipa mi ha sparato: " Con te ? Non ci vengo neanche morta !"

Mercoledì.
Questa isoletta è un vulcano. Sempre attivo. Brontola in continuazione e schizza in aria materiali incandescenti che poi rotolano sulla "sciara del fuoco" fino al mare. Per la meraviglia dei turisti che quì vengono accompagnati di notte dai barcaioli del posto.
Ogni anno il vulcano produce tre o quattro tremendi boati che scuotono le case alle fondamenta. La gente sta sempre sul piede di partenza, pronta a sfollare, come nel film di Rossellini degli anni '50.
Se nel '92 ne ho misurato l'altezza, nel 2000 è logico misurarne la circonferenza. Poi con il pi greco si potranno ricavare tutte le altre misure.
Con una telefonata al suo amico Pasquale, Francesco mi trova un kajak. Maglietta, berretto e salvagente. Una bottiglia di acqua, pane e tonno in scatola.
Sole caldo. Il mare un olio.
Ciaf, ciaf... le pagaie seguono il ritmo impresso loro dal pilota automatico del computer di bordo che tengo sotto la pelata.
Sfilano sulla dritta le ultime case dell'abitato di Stromboli, alcune rampe di vecchi terrazzamenti, la banchina dei traghetti, la centrale di energia che sputa dai camini un fumaccio nero di nafta combusta, peggio del vulcano stesso. In teoria si potrebbe sfruttare l'energia geotermica per far girare le turbine con vapore ad alta pressione. Questo prevede un impianto di captazione degli strati caldi all'interno della montagna, dai costi non indifferenti e di esito incerto dato lo stato estremamente ballerino del suolo.
A Ginostra, l'unico altro abitato dell'isola, si è provveduto con piccoli gruppi elettrogeni o con pacchi di batterie al piombo alimentate da pannelli solari. Ginostra è costituito da un gruppo di casette bianche sparse a caso sulle pendici nere del vulcano ed è raggiungibile solo via mare. Esiste altrimenti un sentierino peruviano, a rischio, che sale fin quasi al cratere per scendere poi dalla parte opposta verso Stromboli City. Quindi gli aliscafi e i traghetti che devono fare scalo a Ginostra, si fermano al largo e aspettano che spunti, da un moletto inserito in un anfratto di blocchi lavici, il barchino per il trasbordo di cose e persone. Come a Tristan da Cuna, nell'Atlantico del sud.
Con il kajak non ci sono problemi. Sbarcato,seguo una mulattiera che sale a stretti tornanti, arrancando su uno strato di cacche equine rinsecchite. Mi ricorda la salita di Santorino nell'Egeo.
 ( ma pensa, la cacca che si autoattiva come motore di ricerca tra diversi ricordi ed esperienze)
Ginostra è un paese pieno di vita: dopo l'ultimo tornante incontro un cane giallo sdraiato in mezzo alla via a prendersi il sole di novembre. Lo scavalco e poco dopo mi imbatto in un mulo legato ad un fico. Fra i vicoli delle casupole disturbo alcuni gatti assorti nella loro siesta. Quà e là un frullare di ali di strani passerotti. Lontano, rumori metallici: due isolani in canottiera spingono una carriola.
In punta di piedi percorro il paesino tenendomi nelle zone in ombra per non rovinarne la magia con la mia ingombrante presenza.
Da un uscio aperto si vede un signore sdraiato di fianco su un letto, la testa sul braccio.
 "Buongiorno" dico. Mi guarda senza batter ciglio, ma è come se non mi vedesse.
Più oltre vengo sorpreso dal saluto di una donna mimetizzata tra i rami di un ulivo. Inutile fare l'indiano. Anche quello che scava nell'orto mi aveva già notato da un pezzo.
Diversi fichi d'india sono maturi al punto giusto. Occhio alle spine.
Ciaf, ciaf. Calma di vento. Seguo la costa un po discosto per non beccarmi pietre in testa tanto la nera montagna appare instabile e friabile. Oltre a quelle che potrebbe scagliare in qualsiasi momento dall'occhio sommitale. Un gigante con un solo occhio "di bragia" che scaglia macigni sulle triremi sottostanti ? Polifemo!
Tuttavia c'è stato un tempo in cui si progettava di scendere sulle ceneri della sciara del fuoco con un paio di vecchi sci. Perchè no ? Tra tanti impicci e imbrogli, l'ultima libertà che rimane è quella di potersi scegliere il proprio suicidio.
In vista di Strombolicchio, grosso scoglio con faro, mi concedo un bagnetto e un pisolo sulla sabbia calda mentre il sole tramonta.

Giovedì
Appuntamento con Francesco al cantiere Manutara. Ci sono da smontare i winches, la base albero, far girare il motore in acqua dolce, stendere le vele al sole e togliere i garrocci ossidati.
Bum-Bum, il suo bimbo di 20 mesi zampetta attorno tutto nudo giocando pure lui con pinze e chiavi inglesi.
Nel primo pomeriggio m'imbarco sul traghetto per Napoli. Viene da Milazzo e prima della traversata deve fare scalo sulle altre isole: Panarea, Salina, Vulcano e Lipari
Nell'ora di sosta a Lipari scendiamo tutti per seguire la processione annuale del patrono delle Eolie: S.Bartolomeo.
Coperto di oro e di argento, in grandezza naturale, con espressione intensa guarda la folla dall'alto del baldacchino portato da sei uomini. Sulla sinistra tiene un coltello e sulla destra i lembi della propria pelle, simbolo del suo martirio.
S. Bartolomeo era uno dei 12 apostoli, andato a predicare in diverse località dell'Asia Minore. Anche lui risultò essere elemento di disturbo per i potentati locali, per cui fu scorticato, decapitato e gettato in mare.
Tre secoli dopo un uomo scarnificato venne ripescato a Lipari.
Si gridò al miracolo e l'arcipelago trovò il suo protettore.
Un sito meteo sul WEB prevede per la notte SW forza 6.
Difatti spinti dal libeccio si arriva a Napoli con buon anticipo.
Due ore di treno e scendo a Roma.
Piazza S. Pietro. Anno del Giubileo. La piazza è gremita di pellegrini, ordinati in lunghe file su percorsi obbligati, in continuo afflusso verso la Basilica. Gruppi di coordinatori regolano il traffico distribuendo a tutti volantini scritti in inglese e con ideogrammi giapponesi.
All'interno della Basilica ci si muove lentamente, a naso in su, assolutamente abbagliati da tanta magnificenza ! Tutto è enorme, imponente, splendido ! Nel corso dei secoli la Chiesa di Roma, caput mundi, non ha badato a spese. Non esiste al mondo un tempio dedicato al Divino che possa eguagliare tanta grandezza. Che non è data tanto dalla disponibilità di mezzi, quanto da quel superiore livello artistico che gli artigiani profondevano nelle loro opere animati e spronati dalla Fede.
Inutile descrivere. Bisogna andare e ammirare.
Treno.
Verso sera mi fermo a Carrara. L'idea sarebbe di proseguire poi verso il paese di Colonnata, famoso per quel menù fisso da 4500 calorie al giorno dei vecchi cavatori di marmo delle Apuane.
Il Lardo di Colonnata. Aromatizzato, pressato e lasciato stagionare per mesi in lucide conche marmoree, è diventato una specialità unica nel suo genere.
Non faccio dieci passi fuori dalla stazione che mi si para davanti una macelleria fornita a quanto pare della migliore qualità.
Poco dopo sono chiuso in una stanza d'albergo, coltello e tagliere, a gustare beatamente questa novità. Molto buono. E lascia che fuori piova.

Venerdì.
Perso il diretto per La Spezia. Mèrd !
Tre ore da passare al porto a guardare le barche degli altri.
Visione alquanto triste a causa delle violente mareggiate dei giorni scorsi, qui sù al nord.
 L'acqua è ancora torbida, dovunque si notano danni. Le spiagge poi sono diventate chilometriche discariche, ingombre di tronchi, plastiche, detriti. L'iradiddio.
A La Spezia mi incontro con Gavino, del Sardinia Cat Service.
E' l'ultimo della lunga serie, un Crowter 39, da corsa, 20-25 nodi, dice, albero girevole a profilo alare, senza tuga. Anche lui ha subito la mareggiata e risulta strattonato su un candeliere.
Ci beviamo sopra, per dimenticare, al bar del porto. Un paio di tartine, che asciugano. E l'antipastino di polipetti. Ci facciamo la grigliata ? E...Insomma ci alziamo che sono le quattro del pomeriggio.
Comprero' il Crowter 39 che di nome fa SAMADHI. Da antica filosofia indu': la Meditazione, la Concentrazione e infine il raggiungimento del Samadhi, stato di trance dove tu diventi l'oggetto pensato e lui diventa te.
 E poi, saro' un vecchietto ma se voglio correre un po nel vento su uno scafo di razza, questo e' l'ultimo momento utile !
Augh!