mercoledì 9 marzo 2016

IVAN IL TERRIBILE

Come si sta alle Antille nella stagione degli uragani ?
Bene. L’ Aliseo cala mediamente sui 15 nodi. Si veleggia soft tra un’ isola e l’altra, l’aria è più calda e più umida tanto da provocare un piacevole stato di abbiocco continuo.
Ma quando arriva un Uragano sono cazzamar…ops, volatili per diabetici !
Nell’ agosto del 2004 il Samadhi stava in rada a S. George’s nell’ isola di Grenada con Marco e io abbioccati sopra. Marco spingeva per andare a vedere le cascate, io invece, già da troppo tempo in quest' isola spingevo per salpare verso le Testigos. Anche perché dall’altra parte dell’Atlantico verso l’arcipelago di Capo Verde si stava formando un uragano troppo vicino all’equatore.
 Uragano denominato Ivan.
Salpammo per Testigos. Isolette tropicali, semideserte, una bella spiaggia di sabbia fina e un cartello che indicava “ Bar Ristorante Erotica”.
 Ivan intanto cresceva. Ci portammo allora più a ovest a Porlamar nell’ isla Margherita e qui ritrovammo diversi amigos velisti che seguivano la stessa rotta.
 Ivan aumentava di potenza e rimaneva ancora troppo a sud.
Ci portammo ancora più a ovest a Playa Caldera nell’ isla Tortuga ancorando di sera al buio su 3,6 metri sulla scia luminosa di un grosso monoscafo a cinque ordini di crocette talmente fornite di lampadine da sembrare un albero di Natale.
Il giorno seguente scrivevo sul diario : in kayak tra le barche. Due francesi confermano che Ivan avanza rimanendo a sud in modo preoccupante. Radio Venezuela dice 8 gradi e 50 primi a nord dell’ equatore. Stato di preallarme per la costa orientale. Bomberos all’ erta !
Ci portammo a Cajo Herradura a ovest, in fondo all’isola. Ivan ormai era passato a classe cinque, il massimo e stava investendo Grenada.  Scrivevo il 7-9 alle quattro di mattina : si salpa per Marina di Carenero sulla costa venezuelana con l’ augurio di arrivare in tempo !
Qui giunti a fine giornata riprendevo ascrivere : ore 19,30. Pessime notizie. Ivan il Terribile è passato su Grenada. Disastri  nella baia di S. George’s. Un catamarano di 45 piedi scodellato e capovolto come una tortilla ! Barche ammucchiate in secca ! Giuseppe Sili di Red Angelina, barca in ferro di 14 metri, scaraventata sulla strada di fronte al supermarket Foodland, dopo che 60 metri di catena si sono sgranati con violenza dal barbotin ! Persa l’ ancora. Perso il fuoribordo. Perso il morale. Nessuna notizia di Paolo Nomade, Renato, Gino. Noi qui incrociamo le dita e ci trastulliamo nelle parti basse secondo noti rituali scaramantici !
Mi raccontava poi Giuseppe di essere rimasto nove giorni a difendere col machete la sua barca dagli assalti della popolazione che andava a depredare il Foodland. Popolazione uscita di senno, data la situazione apocalittica dove il 90 % delle abitazioni erano state rase al suolo e tutti si aggiravano allucinati in cerca di alimenti ma soprattutto di acqua potabile. Alla fine c’è voluto l’esercito, venuto da fuori, per riportare un po di ordine piazzando addirittura nidi di mitragliatrice e imponendo il coprifuoco !
Notare una cosa : supponendo che Ivan, come tutti i suoi fratelli uragani sarebbe salito a nord, tante barche dalla Martinica e isole vicine furono portate al sicuro a Grenada.
 Bueno. Nel cantiere di Prikley Bay tutti i monoscafi sugli invasi furono scaraventati con effetto domino uno sull’ altro ! Un groviglio di vetroresina e alberi divelti.
Da noi al Carenero il cielo divenne nero come la pece e scaricò mezzo oceano di acqua mista a grandine. Facemmo finalmente il pieno del serbatoio e tutti i bucati del caso. Due giorni dopo, tutto tranquillo. Il mare, un olio.
 Salpammo per le isole Los Roques. Qui ci raccontarono che Ivan era passato 60 miglia a nord. Che il cielo era nero come l’ inchiostro solcato da fulmini e saette nel frastuono parossistico di un vento impossibile ! Le noci di cocco volavano in orizzontale ! Fuori dalla barriera corallina correvano velocissime alla luce dei lampi onde gigantesche ! Parte delle barche si sono salvate cacciandosi tra le mangrovie, allacciate con ragnatele di cime a creare un sistema elastico per contrastare la furia delle raffiche. Lungo le coste delle isole dell’ arcipelago il mare sconvolto aveva ammucchiato folte siepi di rami corallini.
Poi Ivan risalì verso la Jamaica producendo enormi danni pure lì e si spense infine nel Golfo del Messico mentre tutte le popolazioni sulle coste si aspettavano il peggio. Come sappiamo il peggio arrivò tempo dopo con l’ uragano Katrina.
Ivan & Katrina. Bella coppia |