martedì 5 febbraio 2013

KUNA YALA


Ok, mi dicono, siete partiti dalle isole del Rosario, c' era la luna, e poi ?
Gia. Beh, abbiamo avuto la traversata del Golfo di Darien piuttosto tribolata.
Tanto che puntando la prua su Cajo Olandes, siamo finiti un bel po di miglia a sud fra le isole S. Blas della Comarca di Kuna Yala.
Una congiura di correnti, piovaschi, piatte, trombe d' aria e vento sul naso.
 Poi e' capitato che la seconda notte a tre quarti di strada , randa terzarolata e fiocco, il log mi segnava 6 nodi e il GPS solo uno e mezzo ma all' indietro ! Assurdo ! Stavamo retocedendo. Non riuscivo a capacitarmene. In pratica, una forte corrente da nord non voleva farci avanzare. Era come essere incappati in una rete o una cima trascinati verso sud da un mostro marino o un sommergibile.
Stando cosi le cose, inutile rimontare tale corrente, meglio tagliarla in perpendicolare e col motore in aggiunta vedere di uscirne fuori al piu presto.
Oltre al resto Alberto soffriva di mal di mare ma era sempre stoicamente presente ai suoi turni di guardia.
Due giorni e mezzo. La mattina del 6-11-2004 avvistiamo terra.
Non era previsto un atterraggio cosi a sud e si presentava il problema di trovare un varco nella barriera corallina. Gia si vedeva la schiena di grossi cavalloni che si rovesciavamo fragorosamente sui coralli. Che fare ? O la va o la spacca !
Scelto un punto del mare abbastanza calmo, via in quella direzione. Tesi come violini, poco dopo eravamo lanciati in surf oltre il reef su due lunghe onde che fortunatamente non frangevano e finalmente in una calma celestiale a ridosso di un' isoletta ricoperta di palme. Achutupu.
Lasciamo la parola al diario di bordo:
" Achutupu. Isoletta sperduta nella misteriosa geografia della costa Panamense. Isola di palme; e capanne costruite con le stesse. L' isola, come molte altre, e' stata  progressivamente ampliata dagli abitanti, gli indiani Kuna, generazione dopo generazione accatastando blocchi di corallo sui bassi fondali fino a farli emergere di un buon metro oltre la linea dell' alta marea che qui e' scarsa, sui 50 cm. Poi con canoa monossila e pagaia, cayuko e canaleta, dalla costa viene prelevata e trasportata terra buona per compattare il terreno e quindi piantare palme da cocco, alberi del pane, manghi, allestire orti etc.
I Kuna o Guna come dicono loro non avendo la fonetica del K, riportano le caratteristiche somatiche dei primi amerindi, studiati a livello antropologico per capire di quale ondata migratoria attraverso lo stretto di Bering facciano parte. Un pueblo del Neolitico ancora esistente in questa era del Villaggio Globale.
Notevole il contrasto dell' aereoplanino, mezzo altamente tecnologico, che atterra tra le palme presso il villaggio dove decine di persone , donne uomini, bambini, si spostano nella laguna pagaiando su tronchi scavati. Solo qualche eccentrico dispone di un fuoribordo, primo sintomo dell' inizio della fine dopo migliaia di anni di una vita pur povera ma sicuramente collaudata e bastante a se stessa."
Trascorriamo qui un paio di giorni da Paradiso. Ogni tanto abbiamo la gradita visita di qualche indiano che viene a vedere da vicino gli alieni dell'astronave bianca e con cui scambiamo pochi balboa con molas pesce e buona frutta.

Poi capita il fattaccio. Dal diario:
 " ore  7. Sole, aria tersa, temperatura ideale. Compleanno di Alberto.
Dal villaggio partono gruppi di donne in canoa e dirigono verso la costa. Fazzolettone rosso in testa e costume tradizionale. Molto variopinto. Le braccia e le gambe fasciate da decine di braccialetti di perline colorate. Le piu anziane portano un anello d' oro alla base del naso.
Dove vanno ? Perche ? Calo in acqua il kayak e le seguo. Mi inoltro cosi in un fiumiciattolo, rio Bippi, che ansa dopo ansa penetre placido verso l' interno. Acqua quasi immobile sotto una volta di palme e alberi che si chiudono in alto. Muy tranquillo. Silenzio. Ogni tanto il fischio di qualche uccello. Sulle rive stazionano qua e la gruppi di canoe e li nei pressi compaiono tetti di piccole capanne. Sale il fumo di qualche fuoco. Voci di bimbi. Piu avanti un anziano sta spianando una radura di erbe con il machete. Neanche mi guarda.
Ed ecco che a una svolta incappo improvvisamente nel gruppo delle signore due delle quali stanno accucciate nell' acqua con le gonne raccolte e il culo scoperto !
Panico generale ! Strilli e scatti concitati ! Occhiatacce che mi incendiano. Tutto rosso come loro, faccio l' indiano, saluto, accelero la pagaiata e passo oltre.
Arrivo dopo 2 miglia alla sorgente del rio. Qui l' acqua e' limpida e fresca. Scendo e risalgo la riva tra palme e banani verso un gruppo di basse tettoie solitarie. Ognuna presenta un tumulo di terra al centro, coperto con alcune stuoie sulle quali sono posati piatti, vasi , conchiglie. Un cimitero.
Qui vengono portati i defunti dell' isola e qui si viene a coltivare qualche appezzamento di terreno, lavorando dove riposano gli antenati e facendo partecipare in qualche modo anche loro alla vita che continua.
Al ritorno , su una spiaggia ho un incontro ravvicinato con tre giovani bellezze locali, alle quali faccio provare il mio kayak di vetroresina in cambio di una prova col loro cayuko, pesante e massiccio. Loro se la cavano subito egregiamente, io invece faccio la figura dell' imbranato. Allora tento di risalire di quotazioni col discorso dell' assonanza tra kayak esquimese e cayuko dei Kuna, una faccia una razza, discorso portato per lo piu a gesti... Mi guardano come un deficiente.

Concordiamo pero un incontro per l' indomani per visionare un campionario delle famose molas, variopinti e finissimi lavori di cucito sovrapponendo diversi tagli di stoffe colorate a comporre qualsiasi disegno.
Ma l' indomani ne loro ne nessuno degli altri viene piu a trovarci.
Veniamo a sapere poi che dopo il fattaccio delle signore sul fiume e l' incontro troppo disinvolto con le signorine, il Sahila del villaggio nel quotidiano raduno nella capanna del Congresso, ha imposto di tagliare le relazioni e non avere piu contatti con gli alieni dell' astronave bianca.
Ce ne dobbiamo proprio andare. Sigh.

domenica 3 febbraio 2013

AMARCORD


Era il mese di ottobre dell' anno 2004 e me ne stavo ancorato con il Samadhi nella rada dei velisti di fronte a Cartagena de Indias in  Colombia.
Tra piovaschi, temporali tropicali e giornate di sole feroce ero in attesa di Alberto, compaesano della prima ora di quando eravamo ragazzini, colpito e deciso a vivere un' avventura nautica, cosi di primo acchito, non avendo mai navigato a vela prima di allora.
 Pero', pescatore per vocazione. Sta nel guinness dei primati per aver pescato la trota piu grande del mondo, attualmente imbalsamata e troneggiante in casa sua.
Ed eccolo finalmente. Lo accompagno dall' aereoporto alla barca attraverso il traffico assordante e caotico tra i mototaxi che sfrecciano come vespe furiose.
Scrivevo in proposito sul diario di bordo :
" Mototaxi. Encomiabile iniziativa sorta a Cartagena. Invece che 10- 20 mila pesos a un taxista bloccato nel traffico, 1,5 mila pesos a uno dei tanti ragazzi con giubbetto catarifrangente che in un batter d' occhio ti portano col motorino dove vuoi. Da fargli un monumento. Invece l' iniziativa e' osteggiata prima di tutto dai taxisti che si vedono defalcare un numero cospicuo di potenziali polli e poi dalle istituzioni, Comune, Polizia, dato che il fenomeno contravviene a diverse regole."
Bueno. Seguono alcuni giorni di preparativi alla partenza da questa citta' ad alto rischio. Sempre dal diario :
" Cartagena mi ricorda Bombay dove sui marciapiedi hanno piantato radici quei microscopici chioschetti arrangiati in qualche modo, di vari artigiani. Il calzolaio, l' orologiaio, il rigattiere e quell' accidente specializzato in ricambi di moke da caffe che mi ha rifilato la retina sbagliata. etc."
E ancora :
" Ogni tanto si sentono alla radio diversi appelli per arginare la delinquenza di alcuni Barrios. Problema di difficilissima soluzione. Problema originato da bassa scolarizzazione e fuga di pobres dall' interno verso i miraggi della metropoli dei grattacieli. Aumento conseguente di sacche di miseria costituite da gente che si adatta a sopravvivere sotto i ponti o in agglomerati di baracche.
 Boom demografico. Ancora non portano via i morti dagli androni all' alba come a Bombay, ma non manca molto.
 Indice sintomatico del livello di civilta' di una popolazione e' il volume di basura di cui si circonda "
E poi :
" Hanno rubato il fuoribordo nuovo a Piero&S. Poco prima dell' alba. 10 HP, quattro tempi, smontato dal gommone che peraltro stava sollevato di fianco alla loro barca. E' gia il secondo che sparisce in un mese tra le barche ancorate. Hic sunt ladrones !
 Sara' vero che delle risorse limitate del pianeta la distribuzione non e' equa e c' e' chi mangia 10 e chi 0,2 ma il fuoribordo ci serve e non lo abbiamo ricevuto in regalo. Vedete invece di appianare i conti con i vostri pasciutissimi capetti."
Periodicamente questa ciudad e' attraversata da allegre e interminabili fiestas a base di musica e balli etnici , leggi africani, roba tipo - i tamburi rullarono ossessivamente tutta la notte sovrastando le mille voci della foresta -
Sicche' non ti meravigli se plotoni di ragazze madri commerciano lungo le vie in pacchettini di fazzoletti di carta o ti propongono di venire a limpiar el barco.
Infine salpammo. Verso las Islas del Rosario.
Era il 3 di novembre. Dal diario :
ore 9,10  Al traverso a sinistra di Tierra Bomba. Vento contro. Fiacco fiacco. Motore.
ore 13,30  Finalmente raggiungiamo l' isola di Baru e diamo fondo su 5 m in una rada protetta, sotto un cielo azzurro da cartolina. Ma subito siamo assediati da tre canoe monossile, tronchi scavati, di poveri cristi locali. A due di questi commissioniamo un giro per prendere 10 litri di gasolina e ci prendiamo la inevitabile fregatura. Oltre al fatto che ora altri gravitano attorno alla barca, fastidiosi come le mosche. Bruciarli !
ore 16  Dopo aver pulito ben bene la carena sott'acqua, salpiamo con l' ultima luce del dia. Scapoliamo con tre waypoint alcune secche e ci mettiamo in rotta per ovest.
ore 24  Cambio turno. La Luna, in cielo come un fanale.