Era l’agosto del 2006 quando, venduto il Samadhi acquistai Andromeda. Se ne stava da sette anni nel porto di Senigallia come casetta al mare, con poche uscite e qualche puntata attraverso l’Adriatico verso le isole della Dalmazia.
Anche in questo caso non avevo tutta la cifra e anche allora Marco, il proprietario, mi venne incontro come socio in comproprietà al 25%. Lui un quarto io tre quarti.
Andromeda era un
Catana 42, progetto Lock Crowther come il Samadhi. Quattro cabine doppie ognuna
con bagno e doccia e due singole a prua. Ampia dinette, ampio pozzetto, due
motori diesel Volvo Penta da 28 HP, vari giochi di vele e tutto il necessario
per la navigazione d’altura. Meno la radio SSB e l’Epirb che giustamente avevo
tenuto dal catamarano precedente.
Ormai preso dalle navigazioni oceaniche rapidamente veleggiai con amici vecchi e nuovi verso Gibilterra, in tempo per un altro Atlantico. Rapidamente, si fa per dire: tanto motore nelle piatte e diversi contrattempi lungo il percorso, che sono una costante fisiologica della navigazione a vela. Ad esempio, a Termoli ci siamo beccati una tromba d’aria micidiale e per fortuna che eravamo in porto ormeggiati con una ragnatela di cime. Eravamo in quattro. La signora Lia - ormai scafata, quattro scafi - che faceva coppia con Luciano di Ferrara, e Alessandro di BZ che gia era venuto sul Samadhi lungo le coste del Tirreno.
Scrivevo:..menomale che non siamo partiti. La tipa dell’ufficio mi avverte che verranno ad aggiungermi altre trappe perché è passata l’auto della Capitaneria con un avviso di burrasca locale. Allora chiudo e lego la randa come un salamino e faccio togliere il tendalino. Non arriviamo alla fine di queste manovre che il cielo diventa nero come la pece, cominciano a soffiare raffiche sempre piu intense e i monoscafi sono già inclinati di 30 gradi. Poi arriva il finimondo! Acqua spruzzata in orizzontale a 60 nodi mista a grandine. Non si vede a due passi. Sartie che fischiano e urlano. Oggetti che volano. Freddo. Non rimane che stare rintanati in barca a fare gli scongiuri. Il tutto dura una decina di minuti poi pian piano decresce, mentre il mostro nero si allontana in mare aperto. Al controllo dei danni riscontro solo la perdita di un asciugamano.
Un altro contrattempo
ci capitò nel caso del naufragio.
Doppiato il sud della penisola avevamo fatto una puntatina alle Eolie, che meritano sempre. Eravamo in tre. Stefano, navigatore oceanico, secondo ufficiale di bordo sul Freccia di Rodolfo con cui avevamo condiviso in flottiglia il primo giro dalla Martinica a Tahiti; e Chiara, una simpatica signorina che avevamo imbarcato a santa Maria di Leuca. A Lipari Stefano abbandonò me e Chiara - sedotta e abbandonata – e se ne andò con l’aliscafo di linea. Per questioni di lavoro.
Dunque il naufragio:
…ce ne andavamo via da
Salina tranquilli per 330 gradi, a cinque nodi solo con il fiocco a causa di un
temporale appena scansato. Vento da est-sudest al giardinetto 3-4 Beaufort e
onda montante.
Chiara stava al timone
e ad un certo momento vede levarsi all'orizzonte un razzo che ricade poi
tremolando e lasciando una scia di fumo. Ancora fuochi artificiali per la festa
si San Bartolomeo, ho pensato. Ma in lontananza si vedeva la massa scura di
un’imbarcazione che rimpiccioliva sempre più e pareva proprio che andasse a
fondo. Nel frattempo sul 16 qualcuno segnalava l’avvistamento del razzo e una
barca in avaria. Allora motori al massimo e punto sul luogo. A 50 metri dal
relitto – ormai tale era da considerare – del quale affiorava per un metro solo
la prua con la sua ancora fissa sul musone, vediamo in acqua due persone aggrappate ad un atollo. Lui e lei. Lei piange. Mi avvicino in retromarcia e li
imbarco dalla scaletta di poppa. Poi recuperiamo l’atollo, una valigia, una
borsa e una gaffa. Tutti salvi compresi gli effetti personali e documenti vari
seppur bagnati. Tè caldo, indumenti asciutti e torniamo a motore controvento a
Salina. Qui giunti, dopo l’ormeggio ad una boa da 50 euro – poi ti pago, dice
Francesco il naufrago, anche il diesel – passiamo la giornata in Capitaneria
tra pratiche burocratiche e interrogatori separati. Perche?
Francesco e la sua
bella sono di Napoli. Stavano tornando sulla costa con un motoscafo che non si
sarebbe dovuto spingere così al largo, quando, dice, hanno sentito un colpo, si
è aperta una falla e la barca imbarcava acqua. Forse una bombola presa in
velocità o chissà..
Intanto la polizia non
ci vede chiaro. Com’è che la valigia era gia bell'e pronta con tutto il suo
contenuto? Quali sono i termini dell’assicurazione?
Nel frattempo abbiamo
perso il vento buono e l’occasione di agguantare i ridossi della costa.
Bloccati alla boa di Salina. Francesco e la sua bella sono scappati nel
pomeriggio con l’aliscafo! E sempre sia lodato il fesso che ha pagato. Chiara
sta pensando di andarsene domani pure lei. In quel caso rimarrò solo su
Andromeda con una galassia di lavori arretrati. Che bello!
23,50..il mare è calmo c’è la luna piena e
Pampero l’autopilota tiene la rotta senza sforzo
5,30 nella piatta a
motore. Tutti dormono esclusa una zanzara.
10,00 avvistata
tartaruga “Caretta caretta”, specie protetta ma non possiamo fare a meno di
pensare al brodino. Lei ci guarda preoccupata con la testa fuori dall'acqua
mentre una decina di pesciolini le nuotano attorno. Poi si immerge. Poco dopo
una squadra di delfini. Alè!
15,00 Due balene e
altri delfini. Sempre a motore nella piatta. Sulla rotta dei traghetti.
Poi a Santa Teresa di
Gallura un timone finì su uno scoglio semi affiorante. Altro tempo perso.
Fortuna che qui ci fosse mio cugino Paolo e Maurizio, rimasto a bordo, valido aiuto per le riparazioni del
caso.
A Stintino rimasi da
solo, in attesa di Renzo da Biella, Depressione. Da solo mi rompo.
12,30 nada. Non si riparte. Altro che
essere a Gibilterra per fine settembre! Non del 2006! Oggi pomeriggio
processione della Madonna per le vie di Stintino. Negozi turistici aperti
nonostante sia domenica, giorno del Signore, figlio della Madonna. E dire che
c’era un precetto ebraico secondo il quale se ti cadeva l’asino nel pozzo nel
dies domini, era proibito tirarlo fuori per rispetto al Dio degli Eserciti. Oh
tempora, oh mores! diceva quel tale. Non c’è piu religione, almeno da noi.
Dagli altri, quelli della mezzaluna, ce n’è anche troppa, vedi le scuse del
Papa Ratzinger, pastore tedesco, per la questione del Paleologo.
Arrivato Renzo,
facemmo rotta verso le Baleari ma una forte burrasca ci dirottò invece su
Barcellona dove ormeggiammo al Real club Maritimo dove stavo nel 2004
con il Samadhi. Non sempre il meteo
le azzecca.
Renzo era un buon
velista, preciso e affidabile ma la sua specialità era il tango argentino. Ad
Alicante ci affiancammo ad una banchina che dava su una piazza dove era in
corso una festa da ballo. Renzo sfoderò le sue doti e le signore della festa
furono tutte per lui!
A Valencia rimasi in
attesa di altri due marineros contattati sul web.
Stefano F. da Firenze
e Roberto B. da Roma, fisico sperimentale. Si stava occupando di cristalli
liquidi e loro applicazioni, come la novità dei prossimi touch screen. Facevo
fatica a capire di cosa si trattasse ed ecco che oggi tutti, invece di strucare
il botòn sul nostro smartphone, lo accarezziamo dolcemente con i ditini.
Inoltre come fisico sperimentale si dimostrò un cuoco provetto!
Finalmente ai primi di ottobre comparve la Rocca di Gibilterra! Salimmo naturalmente a rendere omaggio ai suoi primi abitatori, i “macachi berberis” che sono dei ladruncoli matricolati!
…per me è la seconda
volta ma è sempre uno spasso vedere come arraffano le cibarie ai turisti.
Allora combiniamo uno scherzo: mi incammino indifferente con un sacchetto di
patatine vuoto. Subito dal gruppo si stacca una giovane femmina e da dietro mi
strappa rapida il sacchetto di mano. Come ci rimane male quando scopre che è
vuoto! Ci guarda riderle in faccia con aria di triste rimprovero e di condanna
di una ennesima prevaricazione da parte di una razza di primati che piu crudeli
di così non si può! Vecchia storia. Ma si consoli il macaco. I primati umani
sono crudeli soprattutto verso loro stessi, in una tragica competizione che
annulla senza scampo la loro tanto decantata intelligenza!
Bueno, sotto di noi si stendeva un altro Atlantico. Per i terrapiattisti, già nel primo giro avevo scoperto che la terra è proprio rotonda. Man mano che mi allontanavo da Gibilterra verso la direzione dove il Sole andava a dormire mi allontanavo sempre piu da casa - dalla moglie dicono i maligni - finchè naviga, naviga, mi accorsi ad un certo punto che a casa mi stavo riavvicinando! A conferma, rifeci quindi questo altro giro della durata di cinque anni, rientrando infine da un altro stretto: Suez.