venerdì 19 febbraio 2021

SAMADHI

 Comprai il Samadhi.

Se ne stava in secca in un cantiere di Portoferraio all’isola d’Elba e necessitava di parecchi lavori di ripristino. Vi passai l’autunno del 2000 vivendo in barca, lì nel cantiere deserto, alle prese con centomila problemi che mi esponevo di notte e risolvevo di giorno. Come dicevo, veramente a quel punto raggiunsi il “samadhi” dove lui era me e io ero lui! Oltre al resto ne ero proprietario solo a metà. Non avendo l’importo intero richiesto dal sig. G. avevo cercato tra gli amici velisti un socio comproprietario. Ma anche Gianni di Ferrara che era stato con me sulla Lady, era deciso a costruirsi un catamarano tutto suo. Non sapevo a che santo votarmi quando il sig, G. mi chiamò nel suo ufficio.

-Senti, visto che non trovi un socio, il socio lo faccio io. Al 50%. Però me lo lasci nei quattro mesi estivi dove lo metto a noleggio, per il resto del tempo è tuo-

-Ok. Può andare-

Il Samadhi andò in acqua nel marzo del 2001. Subito con Renato, marinaio sulla  ex Lady, lo portai in navigazione da Portoferraio a La Spezia. Era veramente una macchina da corsa! Leggero, 2900 kg, volava sull'acqua come un aereoplano! Sotto raffica lo scafo sopravento si alzava al di sopra delle onde come un Hobie Cat e bisognava essere pronti a lascare la randa proseguendo poi con due mani di terzaroli. Non era il caso di scuffiare!

Nel corso di quella primavera girovagammo in lungo e in largo nel Golfo dei Poeti e oltre, con amici, famigliari e parenti. 


Quindi fu il turno di G. e io fui comunque impegnato durante l’estate in alcuni trasferimenti su altre barche per lui e altri.

A fine estate ripresi in carico il Samadhi. Probabilmente G. pensava che nel corso dell’autunno sarei sceso ogni tanto da Merano a farmi un giretto in barca. Avevo al momento tre amigos come ospiti, tra cui una certa signora Lia che intendeva passare una settimana di ferie.

Dissi a G – Vado con questi a fare una puntata a Viareggio-

-Bene. Attento all'ingresso stretto nel porto canale!-

Qualche giorno dopo – Si vede Capraia all’orizzonte. Andiamo là-

-Tieni d’occhio il meteo!-

In effetti all'arrivo a Capraia si erano formate due preoccupanti trombe d’aria presso l’isola. Incidentalmente poi, fu qui che apprendemmo del crollo delle torri gemelle di New Jork.

Da Capraia passammo a Macinaggio in Corsica.

-Attento- avvertiva G.- Andiamo verso l’autunno. Tempi brutti!-

Doppiammo la Giraglia e scendemmo a sud della Corsica, lato ovest.

Bonifacio e le Bocche, poi giu nel sud della Sardegna fino a Villasimius.

Tutto a piccoli salti della pulce tra un ancoraggio e l’altro, visitando i luoghi nei periodi di tempo cattivo.

A questo punto G. aveva finalmente capito  l’antifona. Quando gli annunciai – andiamo in Sicilia – mi mise giù il telefono!

La traversata verso Marettimo alle Egadi fu veramente ostica. Passai tutta la notte al timone tra raffiche e spruzzi in faccia col casco da moto infilato in testa!

La signora Lia era ancora a bordo. A sua volta aveva invitato un certo Alberto e altri amigos. Suo padre la chiamava ogni due, tre giorni:

-Quando torni?-

-Non torno più-

-Come, non torni più?!-

All’isoletta di Alicudi nelle Eolie non c’era campo. Il padre di Lia aveva il mio numero fisso di Merano e chiamò mia moglie:

-Signora, suo marito è giu nel Tirreno in barca con mia figlia! Ha notizie?-

Ormai era novembre. Ci portammo nel profondo sud dell’”Alabama” alle tonnare di Balata-Marzamemi vicino a Pachino. Si facevano ancora i bagnetti come in piena estate. Qui fui impegnato per un certo tempo nella riparazione di una pala dei timoni che era finita a scogli. Eravamo l’unica barca ormeggiata ad una lunga banchina di cemento e la gente del posto veniva incuriosita a conoscere quegli strani naviganti del nord. Finiva a caffettini e biscottini nell'ampio pozzetto al sole caldo dei tramonti.

Ma ancora non bastava. Ancora piu a sud c’era l’isola di Malta.

Vi arrivammo in una notte di vento forte da nord-ovest, anche troppo presto, aspettando la luce dell’alba davanti ai fiordi di La Valletta.

Sbrigate le pratiche di ingresso ci assegnarono un ormeggio in zona Lazzareto. Passammo l’inverno a Malta tra un giro e l’altro soprattutto all'interno di questa isola di globigerina, un calcare tipico della zona, in visita ai megaliti di una antica civiltà neolitica, ai paesini sulle colline e alle fortezze del capoluogo dove nel 1560 i Cavalieri di San Giovanni resistettero vittoriosamente ai tentativi di invasione dell’Europa da parte di Solimano della Sublime porta dell’Impero Turco Ottomano. Che successivamente mise Vienna sotto assedio! Se la Storia fosse maestra di vita, come si dice, dovrebbe aver insegnato qualcosa all'Europa attuale. Invece ecco che turchi, arabi e ogni etnia di musulmani vengono inconsapevolmente accolti col beneplacito di Bruxelles, convinti che poi abbandoneranno il loro profeta e andranno a integrarsi coi nostri usi e costumi.  Idiozia!

A Natale tornai a casa per le feste lasciando il Samadhi alle cure dell’equipaggio che si beccò così un micidiale forza 11 del canale di Sicilia. Mi raccontarono poi che la barca e tutte le altre saltavano come cavalli imbizzarriti col ribollire di ripide onde nel grande porto di La Valletta! Una bitta di prua mi fu  brutalmente divelta lasciando un brutto squarcio sulla vetroresina dove la pioggia entrava a fiotti!

L’otto gennaio sciogliemmo gli ormeggi e lasciammo l’isola di Malta.  Con una tranquilla navigazione in una giornata di sole, verso sera arrivammo a Pozzallo.

 Da qui cominciò una lenta risalita della penisola, a salti della pulce ancora più ravvicinati, con tutto il tempo del mondo, per visitare i Templi greci di Agrigento, i palazzi barocchi di Noto, Siracusa e altri quadri del Caravaggio- che già avevo ammirato a Malta -  Sbagliando treno finimmo persino a Canicattì- esiste proprio!-

Una lenta risalita, dicevo, così fitta di avvenimenti che, estrapolati dai diari di bordo, occuperebbero le pagine di un altro libro.

Infine, la navigazione si concluse il 19 marzo, nel buio. Il diario riporta:

“ ore 4,30. La Spezia. Ormeggio notturno al pontile da dove partimmo nel lontano settembre 2001”

Seguirono poi altre navigazioni con diversi amici, al caldo fino a Procida e nel golfo di Genova  fino a giugno quando scattava il periodo di G.

Il Samadhi venne affidato ad uno skipper di nome Giorgio il quale se ne andò a navigare in sud Italia. Questo Giorgio si rivelò un filibustiere della peggior specie! Quando a fine estate tornò a riconsegnare la barca, si presentò trafelato in ufficio, sbrigò velocemente le ultime pratiche, infilò la porta e scomparve!  Giustamente preoccupati, andammo al molo a vedere il catamarano. Era ridotto in condizioni pietose! Nessuna cura, sporco, malandato, con diversi arredi rotti o divelti! Ma quale skipper?! Un uom’emmierda!! Pciù!!

 Ai primi di ottobre tornai sul Samadhi per farmi, nel mio fanatismo nautico, un altro inverno in barca. Questa volta, duri, seguimmo la costa nord: costa Azzurra, Golfo del Leone, Spagna, il tutto centellinato, anzi, millesimato a seconda dei periodi di meteo buono.

La primavera successiva si bighellonava tra le Baleari, isole felici, ma sempre più mi sentivo un groppo in gola: di li a poco sarei dovuto tornare a Spezia per il periodo di G.

 G come Giorgio?! Mai! Chiamai l’ufficio:

-Ho una proposta. Se mi fai un buon prezzo ti compro l’altra metà del Samadhi-

-Se ne può parlare. Torna qui e ci mettiamo d’accordo-

Tornai in aereo. Mi fece un buon prezzo e mi ritrovai sulla groppa il catamarano tutto intero, nel bene e nel male finchè la morte non ci avesse separati.

Con compagni vecchi e nuovi girovagammo ancora tra le Baleari, poi seguendo la costa Andalusa ci trovammo in settembre davanti alle colonne d’Ercole. A poppa si stendeva il nostro Mare di Mezzo, quasi un lago tra terre emerse, ma fuori dallo stretto si spalancava un Mondo sconfinato!

Pure io, come Ulisse

 -O frati – dissi – che per cento milia

perigli siete giunti all’occidente,

a questa piccola vigilia

de’nostri sensi ch’è del rimanente

non vogliate negar l’esperienza

del retro al sol, del mondo senza gente.

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e volte nostre poppe nel mattino

de vele facemmo ali al folle volo

sempre acquistando dal lato mancino.  (inf.VI-122)

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