Si
chiamavano Nuove Ebridi ed erano gestite in condominio dalla Francia
e dalla Gran Bretagna in virtù della “scoperta” di queste isole
da parte di Bouganville con la Perouse e di James Cook con la
Resolution.
Nel
1980 in seguito a un movimento indipendentista promosso, pare, da
proprietari terrieri occidentali e da isolani autoctoni, divennero
autonome e adottarono il nuovo nome di Vanuatu.
Approdammo
nel sud dell' arcipelago a Tanna, l' isola del vulcano Yasur sempre
attivo come Stromboli e demmo fondo nella splendida rada di
Resolution bay dopo alcuni giorni di navigazione dalle Fiji.
Eravamo in cinque. Io Lia Luciano Jeanphilippe e Renzo.
Eravamo in cinque. Io Lia Luciano Jeanphilippe e Renzo.
Mentre ce ne stavamo
incantati a rimirare la rigogliosa vegetazione tropicale tutto
attorno e il pennacchio di fumo del vulcano, ecco si avvicina
pagaiando su un proa un giovane melanesiano seminudo nero e lucido
come una roccia lavica. I capelli ricci e folti, intricati e duri
dove ci si potrebbe infilare una tibia di traverso senza che cada. Si
avvicinava su questo bellissimo proa costruito a regola d' arte,
canoa monossila, tronco scavato con bilancere laterale, il tutto
unito e legato saldamente con fibre vegetali come ai vecchi tempi. No
chiodi. Niente viti o metalli.
Caspita,
pensavamo, guarda un po che l' azienda di turismo di Tanna ci invia
questa bella sorpresa del folclore locale !
No
! Da come si capì in breve, avuta l' indipendenza i melanesiani
delle Vanuatu sono tornati a vivere come i loro antenati. Non piu
foraggiati e amministrati da quei brutti e cattivi colonialisti di
prima, hanno ripreso a campare di noci di cocco e a ricostruirsi i
natanti come ai bei tempi andati. Le strade senza piu asfalto,
sterrate e con le buche, scuole e ospedali che arrancano in qualche
modo. Intanto i caporioni che tanto avevano sbraitato per l'
indipendenza, se ne stanno a Port Vila, la capitale, nelle loro ville
di lusso con piscina alla faccia del popolo bue !
Bene.
Il giovanotto viene sottobordo e ci propone una escursione al cratere
del vulcano. Ok per il giorno dopo. Al momento devo espletare le
formalità di ingresso, cosa che si rivela assurda e inutilmente
complicata. Ci sono tre uffici da visitare, il Custom, l'
Immigrazione e la Sanità. Stanno tutti dall'altra parte dell' isola
e volutamente distanti uno dall' altro per cui bisogna noleggiare un
pick up con autista e perdere una giornata intera oltre agli oboli da
versare ad ogni ufficio.
Si
fa. Poi ci si gode finalmente questo angolo di paradiso in terra .
Passeggiate nella jungla fresca e ombrosa. Tuffi nei frangenti che si
scagliano sulle spiagge di fronte all' oceano. Visite e piccoli
commerci tra le capanne degli isolani. Escursione al vulcano Yasur
che si protrae fino a sera inoltrata per ammirare al buio il fuoco
dei lapilli eruttati incessantemente dal fondo del pentolone
ribollente tra boati vampate e sbruffi di fumo nero. Mi dicono che
due anni fa una turista è stata colpita e c'è rimasta secca .
Occhio !
Giornate
di relax tropicale. Poi si cambia isola. Si va a Erromango dove non
ci va mai nessuno. Ricordi di cannibalismo.
Dal
diario di bordo :” 24-9-2008 ore 13. Diamo fondo a Port Narvin dove
aveva ancorato anche James Cook e dove gli isolani si erano mangiato
uno dei suoi ufficiali. Carenza di proteine. Ancoraggio alquanto
ballerino di fronte a una spiaggia nera dietro la quale si vede un
villaggio. Due adulti vengono a farci visita con la piroga. Ore 22.
Vento forte. Posata al buio una seconda ancora. Rischiamo di finire
sulla spiaggia dove alti frangenti rombano minacciosi. Dormo in
dinette con un occhio solo.”
Il
giorno seguente lo sbarco con il gommone sulla ripida spiaggia di
sassi si rivela alquanto problematico. In fila sulla spiaggia ci
aspetta una delegazione di isolani e come di prammatica andiamo a
consegnare una pianta di Kava, droga locale, con tutte le radici
nelle mani del capovillaggio.
Kava delle lontane Fiji, roba esotica quindi molto apprezzata. Tanto che poi ci fanno l' onore di aprire un container, che sarebbe il supermercato del villaggio, dove compriamo qualcosa del poco che c' è.
Kava delle lontane Fiji, roba esotica quindi molto apprezzata. Tanto che poi ci fanno l' onore di aprire un container, che sarebbe il supermercato del villaggio, dove compriamo qualcosa del poco che c' è.
Un'
altra giornata di navigazione e arriviamo all' isola di Efate dove
diamo fondo tra le tante barche nella rada di Port Vila. Una graziosa
cittadina che si rivela subito gradevole e accattivante. L' impronta
è marcatamente francese, tutto pare funzioni senza intoppi e qui
passiamo un bel periodo tra escursioni all' interno, attorno all'
isola e ancoraggi qua e la dove ci vengono indicati i posti piu
interessanti. Diario:
“ 30-9...con
Renzo ho aderito al programma del giro dell' isola in pullmino.
Interessante il percorso tra il verde esuberante delle foreste
tropicali punteggiate qua e la da enormi piante di Baniano dalle
radici pendule cresciute come colonne di una cattedrale. Visto
finalmente l' albero di Sandalo. Misura media , tronco bianco a
latifoglia. Molte le piantagioni di cocco gestite fino agli anni 80
dai francesi. Il percorso prevede diverse soste tra cui una risalita
in canoa di un fiume fino a una radura dove si organizzano finti
attacchi di cannibali armati di lance e clave. Roba per turisti
deficienti. Tutto finisce con finte danze e finta musica ma l'
aperitivo a base di cocco pesce e yam è autentico e saporito. Pure
il pranzo al buffet a base di carne, pollo ?, e vari misteriosi
contorni . “
Infine
il tempo stringe. Dobbiamo ripartire finche soffia l' Aliseo. Per le
Vanuatu del nord, un' altra volta.
Cavoli, bisognerebbe campare
almeno tre vite. Una è troppo poco. Vi pare ?