Quando l' hai percorso in
lungo e in largo per anni, il Mare ti entra nel sangue e non te ne
liberi più.
Venduto l'Andromeda mi
sento nudo, dimezzato. Hai voglia di navigare con quella degli amici,
la barca ideale niente impicci niente imbrogli, ma non è la stessa
cosa. Bisogna trovare la barca propria !
Non sarà facile.
Venti
anni fa per cercare il primo catamarano percorsi l'Italia per giorni
in un viaggio memorabile che misi nero su bianco.
Ve lo faccio leggere.
CERCANDO IL SAMADHI
MERANO. Mercoledi 8
novembre del 2000
Chi ti trovo alla stazione
alle 6.00 di mattina presto ? Bruno che fuma davanti ad un caffè e
Paolo diretto alla fiera di Bolzano. Visti e persi.
Verso mezzogiorno sbarco a
Ferrara. Gianni mi aspetta con la sua R4 e mi invita nella sua
casa-museo risalente al 1500 dove ci vediamo il filmato della Lady
nella nostra navigazione lungo l'Istria.
Altro treno.
Verso sera visiono due
catamarani a Marina di Ravenna in un porto deserto alla luce dei
lampioni. Pioviggina. Mi riparo all'albergo Oasis dove chiudo la
serata davanti ad una birra insieme al proprietario di uno dei due
cat.
Giovedì
Seconda visita ai cat alla
luce dell'alba. Pallida alba adriatica, con un sole enormemente
dilatato, appena rosato, tisico, che si affaccia sulla linea
dell'orizzonte tra brume e foschie pervicaci.
Autobus per Ravenna.
Il mausoleo di Teodorico.
Opera notevole! In grossi blocchi di calcare dell'Istria, sobriamente
scalpellati in fregi e modanature e posati a comporre la struttura a
pianta circolare dell'edificio.
Ma il pezzo forte rimane la copertura
a cupola. Pezzo forte in tutti i sensi in quanto è stata ricavata da
un unico blocco, portata non si sa come dall'altra sponda
dell'Adriatico e posata sopra il tutto con tecniche che si possono
solamente immaginare. La cupola presenta delle linee di frattura,
pare a causa di una violenta scarica atmosferica. Si dice che
Teodorico avesse un sacro terrore dei fulmini quindi, ne avrà pur
schivati tanti da vivo, ma il più fetente se l'è beccato da morto!
Al piano superiore del
Mausoleo, al centro della sala circolare, troneggia un grosso
sarcofago di porfido rosso lucidato, a forma di vasca da bagno.
Nessuno all'interno.
Fuori, grande parco con
vialetti, erbetta all'inglese, sole caldo sulla pelata. Se scavalchi
il recinto non paghi il biglietto.
Terzo catamarano visionato
a Cesenatico. Di nome Peter Pan, un modello che sembra autocostruito
e piuttosto adoperato.
Piove.
Rimini sotto il diluvio.
Un Mac Donald è piazzato
strategicamente di fronte alla stazione dei treni. Buono per
aspettare l'autobus delle 17 per S. Marino.
Pochi avventori ma di
diverse razze ed età.
S. Marino. Un'apoteosi di
pietra lavorata in modo sublime. Ricorda la Rocca Grimaldi del
Principato di Monaco. Dai 700 metri delle torri sul Monte Titano,
sotto una smagliante luna piena, si apre una suggestiva visione della
pianura sottostante punteggiata di luci fino alla linea della costa.
Venerdì.
Giuseppe Garibaldi e
Giuseppe Mazzini, a S. Marino e a Rimini godono di ottima
considerazione. Busti e lapidi commemorative dovunque. Di Garibaldi
si sa di una fuga rocambolesca attraverso le campagne della Romagna
tallonato dai papalini e della successiva morte di Anita.
In una piazza centrale di
Rimini si nota un cippo di marmo che ricorda il famoso passaggio del
Rubicone da parte di Caio Giulio Cesare con l' esercito, di ritorno
dalla Gallia. "Alea Jacta est", il dado è tratto. Dixit.
Fu così che il Divo Cesare divenne di fatto il dittatore buono
d'Italia. Attirandosi pero qualche inimicizia. Finì pugnalato sotto
la statua di Pompeo suo caro amico-nemico.
Quattordici secoli dopo un
tale Pandolfo Sigismondo Malatesta, affetto da una ancora più
spiccata sindrome di cesarismo, si fa costruire un Tempio, il Duomo
di Rimini, che pur essendo un esempio notevole di arte e architettura
romanica pecca in modo esagerato di simboli che richiamano allo
sponsor.
E l'Arco di Augusto ?
Sponsor di ben altra levatura, anche ad Ariminum compare un suo Arco
di bianco calcare istriano. Del resto proprio a Pola oltre alla
famosa Arena non manca il Tempio di Cesare Ottaviano Augusto il
quale, erigendo monumenti a sua memoria in ogni dove nell'impero,
poteva a buon conto dichiarare che "tutto il mondo è paese".
Pax romana. Però: si vis pacem para bellum. Per cui: sic transit
gloria mundi. Basta !
Nel 2000 necessitano sei
ore di treno per recarsi da Rimini a Trani, provincia di Bari.
Come scendo dal treno mi
trovo faccia a faccia con Caterina, detta Sciosci, che è venuta a
prendermi in auto.
Che amore ! Bacini e baciotti, ma alla fine mi
porta a dormire dai frati. Barnabiti, per la precisione. Antico
convento sul porto, cella tipo monaco emancipato, con scrittoio
intarsiato e luce elettrica, fornitissima biblioteca. Prezzi
stracciati, da rifugio alpino.
La bellezza della città
di Trani sta nella calda tonalità rosata del calcare su cui poggia e
di cui è costruita. In diversi stili: dal Romanico al Barocco,
dall'Arabo al Rinascimentale. Peruviano, persino: si vedono alcune
pareti di palazzi con pietre stondate a cuscinetto fino a pareggiare
le fughe come a Tiahuanaco. La Cattedrale, per quanto spiccatamente
romanica, ricorda il primo gotico di Chartres, tanto è arricchita
del tipico bestiario medievale.
Domani il Castello Svevo
di Manfredi. Figlio di Federico secondo. Buona notte.
Sabato.
A Trani esiste una sezione
della Lega Navale Italiana. Se sei socio iscritto può essere che ti
facciano posto in banchina tra quelli riservati al transito. Buono a
sapersi.
In mattinata compaiono
Sciosci e Gianluca, cortesi ciceroni che mi illustrano i maggiori
monumenti della città.
Si scopre così che la
Cattedrale è costruita su due precedenti chiese protoromaniche,
complete di cripta segreta del 300 d.c. scavata nella roccia sotto il
livello del mare.
Il Castello Svevo sta lì
a sottolineare quanto i tedeschi, gli Hohenstaufen in questo caso,
siano sempre stati delle teste quadre: un inno all'angolo retto.
Pianta quadrata. Torri cubiche.
Avanti marsch! Per fila
dest! Per fila sinist! Unica concessione, a parte i necessari archi
di sostegno, alcune grosse aperture circolari simili a oblò di una
grande nave di pietra. Una struttura insomma che si è prestata
ottimamente fino a qualche decennio fa ad ospitare detenuti.
Nel pomeriggio il viaggio
prosegue per Ostuni, bianca cittadina arrocata su una collina della
penisola salentina.
In attesa dell'autobus per
il mare tento l'autostop, senza tanta convinzione, e vengo caricato
da un vecchietto. Guarda caso.
Al mare ho un appuntamento
per visionare un Mattia 39, modello di catamarano visto tanti anni fa
al Salone di Genova. E quello che mi ritrovo davanti è proprio lui,
una volta così ammirato e ora tutto triste e solo, malandato,
abbandonato ad una boa e battente, per imperscrutabili ragioni,
bandiera americana. Nessuno lo vuole.
Più a sud, a Lecce mi
incontro con Domenico, neo costruttore di multiscafi. Mi porta in
auto a Ruffano, da amici suoi, un albergo-pizzeria vociante di bimbi
scatenati riuniti in bande.
Una festa in corso ? No. Ogni sabato è
consuetudine che qui si riuniscano le famiglie del posto per il rito
della mangiata collettiva. Con tutto il seguito della tribù
appresso. Del resto il suditalia continua a produrre figli anche per
il nord, ma nonostante ciò, statisticamente parlando, siamo a
natalità zero.
Domenica.
Con calma. Dopo le 10,30
si rivede Domenico e si prosegue per l'estremo sud del tacco: S.
Maria di Leuca.
Sorpresa ! Bel posticino.
Casettine bianche immerse nel verde degli ulivi, mare blu, luce,
caldo, maniche di camicia. Altro catamarano da visionare e poi calamaretti e bianco locale.
E via a Gallipoli.
Ci troviamo con Paolo, un
militare di Taranto, aquirente negli anni di diversi multiscafi.
Tra
gli altri ha avuto il coraggio di acquistare anche il famoso
catamarano dell'omicidio. Quello dove due balordi avevano ammazzato
la skipper a colpi d'accetta, buttandola poi a mare e proseguendo le
ferie in Adriatico come se niente fosse. Li hanno beccati poi a Messina.
Paolo l'ha tenuto un anno
poi l'ha rivenduto ad un tale Francesco delle Eolie.
Da Taranto mi faccio una
notte in treno con un pugliese che accompagna il figlio a fare il
militare a Palermo.
Ai miei tempi ci ero
andato da solo. Da Merano. 36 ore di tradotta.
Lunedì.
Sul traghetto dello
stretto di Messina vendono ancora gli arancini. Una sorta di
canederli di riso ripieni di ragù. Antichi sapori quasi dimenticati.
E rieccoti l'Etna. Appena
in marzo di quest'anno l'abbiamo percorso in lungo e in largo con
pelli e sci per cinque giorni.
In 3 del CAI e 6
dell'Alpenverein.
A Catania, altro cat, un
Maldives 32, vecchia conoscenza gia noleggiato in diverse occasioni.
Milazzo.Aliscafo per Lipari.
A Lipari non faccio tempo
a scendere che vengo quasi aggredito da un lungo cappottone con
dentro un tipo secco e allampanato: "Camera, camera! Vuole
camera?" Fortunatamente compare subito il signor Luciano che
blocca "Sigaretta", così lo chiamano, e mi porta a casa
sua.
Il signor Luciano è il
nuovo proprietario della Lady, la nostra ex barchetta di 7,5 metri,
compagna per tre anni di indimenticabili avventure. Vista e presa da Luciano, pescatore in pensione. Un
mese per portarla dall'Istria alle Eolie. Piano, piano. Da solo.
La sera stessa le facciamo
una visitina di cortesia. Se ne sta in secca su un nuovo invaso con
ruote in attesa della prossima stagione. Bisogna dire che è proprio
finita in buone mani.
Martedì.
E' come se il signor
Luciano mi avesse aspettato: ci sarebbe da salire in testa d'albero
per passare la cimetta dell'amantiglio e servirebbe uno agile che
vada su arrampicando senza bansigo.
Poi però mi accompagna in
auto in giro per l'isola, al museo archeologico, si premura di mille
gentilezze, finchè ci lasciamo e mi imbarco per Stromboli.
Ma che ci vado a fare a
Stromboli? Già ho rischiato la pelle nel '92 passando una notte sù
al cratere tra boati, tremori, lapilli scagliati verso il cielo e
sbuffi di gas che mi costringevano a lunghe apnee, accucciato dietro
a muretti di lava.
I casi della vita si
concatenano a volte in modo curioso:
Emiliano, inquilino
meranese del piano di sotto, un giorno mi fa:
" Sai, questa estate
ci siamo fatti le Eolie sul catamarano di un mio amico, l'ing.
Francesco Rinauro di Stromboli." E mi passa il numero di
telefono.
Da quel giorno con l'ing.
Rinauro sono seguiti diversi contatti anche per il fatto che il cat
compariva continuamente tra gli annunci di vendita su Bolina.
Per comperare bisogna
vedere e provare.
Ed eccomi qua. Con
Francesco sul suo scooter 50, in due senza casco, per le stradine del
vulcano, andiamo a trovare il Manutara, nome del cat.
E' stato tirato in secca
sulla spiaggia di sabbia nera, l'albero smontato e appoggiato di
fianco. Lavori in corso.
Barca di grandi
soddisfazioni, dice Francesco, non tanto veloce ma sicura; mi sono
fatto l'Atlantico andata e ritorno; l'ho comperata da un certo Paolo,
militare di Taranto....
- C'è l'accetta a bordo ?
-
- Si. C'è l'accetta.-
- Ha!Ha!Ha!-
E mi offre per la notte la
cuccetta del navigatore.
Beh, mai ho dormito così
tranquillamente su una barca. Perfettamente ormeggiata, immobile.
Nessuna preoccupazione di salti di vento, tenuta dell'ancora,
previsione ridossi di emergenza.
E il fantasma della skipper ammazzata?
Non s'é visto. Era
giovane e carina.
La solita sfiga. Già una
volta una tipa mi ha sparato: " Con te ? Non ci vengo neanche
morta !"
Mercoledì.
Questa isoletta è un
vulcano. Sempre attivo. Brontola in continuazione e schizza in aria
materiali incandescenti che poi rotolano sulla "sciara del
fuoco" fino al mare. Per la meraviglia dei turisti che quì
vengono accompagnati di notte dai barcaioli del posto.
Ogni anno il vulcano
produce tre o quattro tremendi boati che scuotono le case alle
fondamenta. La gente sta sempre sul piede di partenza, pronta a
sfollare, come nel film di Rossellini degli anni '50.
Se nel '92 ne ho misurato
l'altezza, nel 2000 è logico misurarne la circonferenza. Poi con il
pi greco si potranno ricavare tutte le altre misure.
Con una telefonata al suo
amico Pasquale, Francesco mi trova un kajak. Maglietta, berretto e
salvagente. Una bottiglia di acqua, pane e tonno in scatola.
Sole caldo. Il mare un
olio.
Ciaf, ciaf... le pagaie
seguono il ritmo impresso loro dal pilota automatico del computer di
bordo che tengo sotto la pelata.
Sfilano sulla dritta le
ultime case dell'abitato di Stromboli, alcune rampe di vecchi
terrazzamenti, la banchina dei traghetti, la centrale di energia che
sputa dai camini un fumaccio nero di nafta combusta, peggio del
vulcano stesso. In teoria si potrebbe sfruttare l'energia geotermica
per far girare le turbine con vapore ad alta pressione. Questo
prevede un impianto di captazione degli strati caldi all'interno
della montagna, dai costi non indifferenti e di esito incerto dato lo
stato estremamente ballerino del suolo.
A Ginostra, l'unico altro
abitato dell'isola, si è provveduto con piccoli gruppi elettrogeni o
con pacchi di batterie al piombo alimentate da pannelli solari.
Ginostra è costituito da un gruppo di casette bianche sparse a caso
sulle pendici nere del vulcano ed è raggiungibile solo via mare.
Esiste altrimenti un sentierino peruviano, a rischio, che sale fin
quasi al cratere per scendere poi dalla parte opposta verso Stromboli
City. Quindi gli aliscafi e i traghetti che devono fare scalo a
Ginostra, si fermano al largo e aspettano che spunti, da un moletto
inserito in un anfratto di blocchi lavici, il barchino per il
trasbordo di cose e persone. Come a Tristan da Cuna, nell'Atlantico
del sud.
Con il kajak non ci sono
problemi. Sbarcato,seguo una mulattiera che sale a stretti tornanti,
arrancando su uno strato di cacche equine rinsecchite. Mi ricorda la
salita di Santorino nell'Egeo.
( ma pensa, la cacca che si autoattiva
come motore di ricerca tra diversi ricordi ed esperienze)
Ginostra è un paese pieno
di vita: dopo l'ultimo tornante incontro un cane giallo sdraiato in
mezzo alla via a prendersi il sole di novembre. Lo scavalco e poco
dopo mi imbatto in un mulo legato ad un fico. Fra i vicoli delle
casupole disturbo alcuni gatti assorti nella loro siesta. Quà e là
un frullare di ali di strani passerotti. Lontano, rumori metallici:
due isolani in canottiera spingono una carriola.
In punta di piedi percorro
il paesino tenendomi nelle zone in ombra per non rovinarne la magia
con la mia ingombrante presenza.
Da un uscio aperto si vede
un signore sdraiato di fianco su un letto, la testa sul braccio.
"Buongiorno" dico. Mi guarda senza batter ciglio, ma è
come se non mi vedesse.
Più oltre vengo sorpreso
dal saluto di una donna mimetizzata tra i rami di un ulivo. Inutile
fare l'indiano. Anche quello che scava nell'orto mi aveva già notato
da un pezzo.
Diversi fichi d'india sono
maturi al punto giusto. Occhio alle spine.
Ciaf, ciaf. Calma di
vento. Seguo la costa un po discosto per non beccarmi pietre in testa
tanto la nera montagna appare instabile e friabile. Oltre a quelle
che potrebbe scagliare in qualsiasi momento dall'occhio sommitale. Un
gigante con un solo occhio "di bragia" che scaglia macigni
sulle triremi sottostanti ? Polifemo!
Tuttavia c'è stato un
tempo in cui si progettava di scendere sulle ceneri della sciara del
fuoco con un paio di vecchi sci. Perchè no ? Tra tanti impicci e
imbrogli, l'ultima libertà che rimane è quella di potersi scegliere
il proprio suicidio.
In vista di
Strombolicchio, grosso scoglio con faro, mi concedo un bagnetto e un
pisolo sulla sabbia calda mentre il sole tramonta.
Giovedì
Appuntamento con Francesco
al cantiere Manutara. Ci sono da smontare i winches, la base albero,
far girare il motore in acqua dolce, stendere le vele al sole e
togliere i garrocci ossidati.
Bum-Bum, il suo bimbo di
20 mesi zampetta attorno tutto nudo giocando pure lui con pinze e
chiavi inglesi.
Nel primo pomeriggio
m'imbarco sul traghetto per Napoli. Viene da Milazzo e prima della
traversata deve fare scalo sulle altre isole: Panarea, Salina,
Vulcano e Lipari
Nell'ora di sosta a Lipari
scendiamo tutti per seguire la processione annuale del patrono delle
Eolie: S.Bartolomeo.
Coperto di oro e di
argento, in grandezza naturale, con espressione intensa guarda la
folla dall'alto del baldacchino portato da sei uomini. Sulla sinistra
tiene un coltello e sulla destra i lembi della propria pelle, simbolo
del suo martirio.
S. Bartolomeo era uno dei
12 apostoli, andato a predicare in diverse località dell'Asia
Minore. Anche lui risultò essere elemento di disturbo per i
potentati locali, per cui fu scorticato, decapitato e gettato in
mare.
Tre secoli dopo un uomo
scarnificato venne ripescato a Lipari.
Si gridò al miracolo e
l'arcipelago trovò il suo protettore.
Un sito meteo sul WEB
prevede per la notte SW forza 6.
Difatti spinti dal
libeccio si arriva a Napoli con buon anticipo.
Due ore di treno e scendo
a Roma.
Piazza S. Pietro. Anno del
Giubileo. La piazza è gremita di pellegrini, ordinati in lunghe file
su percorsi obbligati, in continuo afflusso verso la Basilica. Gruppi
di coordinatori regolano il traffico distribuendo a tutti volantini
scritti in inglese e con ideogrammi giapponesi.
All'interno della Basilica
ci si muove lentamente, a naso in su, assolutamente abbagliati da
tanta magnificenza ! Tutto è enorme, imponente, splendido ! Nel
corso dei secoli la Chiesa di Roma, caput mundi, non ha badato a
spese. Non esiste al mondo un tempio dedicato al Divino che possa
eguagliare tanta grandezza. Che non è data tanto dalla disponibilità
di mezzi, quanto da quel superiore livello artistico che gli
artigiani profondevano nelle loro opere animati e spronati dalla
Fede.
Inutile descrivere.
Bisogna andare e ammirare.
Treno.
Verso sera mi fermo a
Carrara. L'idea sarebbe di proseguire poi verso il paese di
Colonnata, famoso per quel menù fisso da 4500 calorie al giorno dei
vecchi cavatori di marmo delle Apuane.
Il Lardo di Colonnata.
Aromatizzato, pressato e lasciato stagionare per mesi in lucide
conche marmoree, è diventato una specialità unica nel suo genere.
Non faccio dieci passi
fuori dalla stazione che mi si para davanti una macelleria fornita a
quanto pare della migliore qualità.
Poco dopo sono chiuso in
una stanza d'albergo, coltello e tagliere, a gustare beatamente
questa novità. Molto buono. E lascia che fuori piova.
Venerdì.
Perso il diretto per La
Spezia. Mèrd !
Tre ore da passare al
porto a guardare le barche degli altri.
Visione alquanto triste a
causa delle violente mareggiate dei giorni scorsi, qui sù al nord.
L'acqua è ancora torbida, dovunque si notano danni. Le spiagge poi
sono diventate chilometriche discariche, ingombre di tronchi,
plastiche, detriti. L'iradiddio.
A La Spezia mi incontro
con Gavino, del Sardinia Cat Service.
E' l'ultimo della lunga
serie, un Crowter 39, da corsa, 20-25 nodi, dice, albero girevole a
profilo alare, senza tuga. Anche lui ha subito la mareggiata e
risulta strattonato su un candeliere.
Ci beviamo sopra, per
dimenticare, al bar del porto. Un paio di tartine, che asciugano. E
l'antipastino di polipetti. Ci facciamo la grigliata ? E...Insomma
ci alziamo che sono le quattro del pomeriggio.
Comprero' il Crowter 39
che di nome fa SAMADHI. Da antica filosofia indu': la Meditazione, la
Concentrazione e infine il raggiungimento del Samadhi, stato di
trance dove tu diventi l'oggetto pensato e lui diventa te.
E poi,
saro' un vecchietto ma se voglio correre un po nel vento su uno scafo
di razza, questo e' l'ultimo momento utile !
Augh!
4 commenti:
La leggo da tempo e mi complimento x la sua eccezionale voglia di vivere.
Paolo
Ps mi saluti Lia l ho conosciuta 40 anni fa a Trieste x poi ritrovarla nei suoi viaggi.chi non muore si rivede
si. non siamo ancora morti. allora caro Paolo ci dobbiamo vedere ! Cla.
Caro Claudio, hai una capacità narrativa invidiabile. Complimenti.
Caro Claudio, hai una capacità narrativa invidiabile. Complimenti!
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